Itinerari
- Itinerario n°3 (Parte Seconda)
di Gustavo Cannizzaro
Chiesa
della Trinità
Chiesa della trinità
Chiesa della trinità
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L'originalità
della forma ottagonale e la cupola ribassata farebbero pensare
ad una chiesetta di tradizione orientale, ma un attento esame
della muratura e dei particolari architettonici e decorativi,
che non si presentano come aggiunte successive, fa invece spostare
la datazione di questo edificio, dalle caratteristiche aperture
ovali, al XVIII secolo.
Si doveva trattare probabilmente di una cappella privata e in
ogni caso meriterebbe uno studio più approfondito e soprattutto
una maggiore valorizzazione. Lasciata la zona Aguglia - Mattanusa
dopo il centro abitato di Focà, una strada provinciale risale
lungo il margine della fiumara Allaro. Lungo la strada è un
susseguirsi di verdi agrumeti che via via cedono il posto agli
altrettanto sempre-verdi uliveti. La strada attraversa la fiumara
per ben due volte con il ponte San Giovanni prima e con un secondo
ponte in località "Abatigiala" dopo. Quest'ultimo è situato
presso uno stretto passaggio tra alti picchi rocciosi dalle
spettacolari forme che conferiscono alla vallata un singolare
e suggestivo aspetto. A questo punto la strada si biforca: una
sale più ripida e, costeggiata da uliveti e secolari querceti,
porta verso i centri abitati di Ursini e di Campoli, per confluire,
dopo aver oltrepassato i boschi della Zija, nella nazionale
n°110 e proseguire poi verso le "Serre". L'altra continua
lungo il corso dell'Allaro e porta verso gli abitati di San
Nicola e Calatria. In prossimità della frazione San Nicola,
dopo un percorso sulla pista ricavata nel greto della fiumara,
si raggiunge l'eremo di Sant' Ilarione.
Contrada Abatigiala
Contrada Abatigiala
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Eremo
di Sant'ilarione
Eremo di Sant'Ilarione
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L'eremo
sorge in posizione singolarissima su di uno sperone di roccia
che si insinua in un'ansa della fiumara Allaro. Su questo edificio
sacro, Davide Prota, nell'opera prima ricordata, così scrive:
"La chiesetta di quel romito rio, com'è adesso, fu ridotta nel
1627 da Carlo Carafa vescovo di Aversa, perchè prima era una semplice
cappelluccia con una casetta annessa per l'abitazione di Esichio,
come si narra, e di un altro anacoreta. Si conservava in questa
chiesa il sangue sempre fluido del beato Pietro Calaflore, siciliano,
morto e sepolto in questo eremo nel 1732 in concetto di santità.
L'ampolla contenente il sangue di lui fu suggellata da Monsignor
Idelfonso del Tufo - Fuori la porta dell'eremo sopra un muricciolo
è un ulivo, vicino a cui ogni anno si accatasta un gran
Eremo di Sant'Ilarione
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mucchio
di legna in fiamme, che non nocciono alla pianta". Il complesso
nelle forme attuali, chiesa e monastero, presenta caratteristiche
architettoniche tardo-medioevali con fasi e ampliamenti anche
più recenti; tuttavia numerosi particolari architettonici e lo
stesso orientamento della chiesa lasciano pensare ad una ben più
antica fondazione che si può facilmente ricondurre al monache-
simo medioevale bizantino fortemente radicato nel territorio.
Tale ipotesi è ancor di più avvalorata dallo stesso titolo della
chiesa che si riferisce al Santo patrono di Caulonia,
Eremo di Sant'Ilarione
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Ilarione.
lI Santo (la cui vita è descritta da San Girolamo da Stridone
già nel IV sec.) avrebbe, secondo la tradizione, trascorso gli
ultimi anni della sua esistenza in questi luoghi: da qui l'origine
del culto e dell'eremo a lui dedicato. Sempre continuando la risalita
del fiume si incontrano suggestive cascatelle e ruderi di antichi
mulini ad acqua Proseguendo verso l'interno ci si avvicina all'inaccessibile
sito della "Gurna Nigra" (una delle sorgenti del fiume), luogo
quest'ultimo di particolare fascino per le leggende popolari che
lo riguardano. Interessante risulta anche percorrere il corso
della fiumara Amusa, lungo la quale fra agrumeti, orti e uliveti,
si alternano casolari antichi ,edicole votive, frantoi o trappeti,
i resti della chiesetta Santa Maria di Polzeri e numerosi mulini
ad acqua, molti dei quali ridotti allo stato di ruderi. Continuando
la risalita della fiumara si giunge alla caratteristica chiesetta
di Santa Maria di Crochi, attestata già in fonti del XVII secolo.
Una tradizione, riportata dal Prota, ricorda come la Madonna,
apparsa ad un devoto, abbia ordinato di erigere in questo luogo
un tempio a Lei dedicato e che la Stessa abbia pronunziato la
frase "hic habitatio mea est, et Ego
San Nicola - Panorama
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protecto
popoli hujus civitatis ero". L'antica chiesetta fu sommersa da
una delle piene del fiume e l'odierna costruzione venne edificata
nell'attuale sito alla fine del secolo scorso. Ancora oggi nella
seconda domenica del mese di settembre si svolgono i festeggiamenti
in onore di Santa Maria di Crochi. Il sabato della vigilia festiva
sul greto della fiumara si radunano gli ultimi vacanzieri e la
gente, proveniente da tutto il comprensorio comunale, anima la
sagra
Gurna Nigra
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della
carne di capra e delle salsicce di maiale. Carni, queste, che
vengono macellate in sito e degustate assieme a "cannate" (boccali)
di vino locale, in caratteristiche capanne all'uopo costruite.
Oggi la sagra campestre di Crochi altro non è che la solenne chiusura
delle ferie estive e i bagliori dei suoi fuochi pirotecnici, che
concludono a mezzanotte la serata, possono essere interpretati
come un augurale arrivederci a futuri incontri per la nuova estate.
In prossimità di Crochi si trovano le fonti di Carpinuso dalle
acque oligominerali. Dalla vallata di Crochi tante stradine si
inerpicano per raggiungere gli insediamenti rurali di Castania,
Obile, Pezzolo e da qui le altitudini di monte Gremi (m. 1.241).
Gurna Nigra
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Mulino sull'Allaro
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