Caulonia
di Gustavo Cannizzaro
Stampa Pacichelli - 1703
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Con
il decreto del 26 marzo 1863, Castelvetere prese il nome di Caulonia
e la città iniziò un nuovo periodo della sua storia. Eravamo nell'Italia
post-risorgimentale e la nostra comunità si avviava a vivere i
problemi e le speranze che i nuovi tempi portavano. Il giovane
regno riscoprì con i versi di G. Carducci e le opere di T. Mommsem
i valori ed il fascino del mondo classico; negli stessi anni H.
Schliemann con le sue mirabili scoperte diede un forte impulso
all'archeologia che apriva la sua stagione dell'oro. A dire il
vero, tra la nostra gente era stata sempre viva la memoria delle
sue origini classiche, suffragata dal continuo affiorare di sempre
più numerosi reperti archeologici in tutto il suo territorio.
Nel corso dei secoli, come riporta il Prota, i vari Barrio, Marafioti,
Nicolosi e Alberti avevano sempre ricordato che gli abitanti della
colonia greca avevano costruito, sulle alture delle vallate dell'Amusa
e dell'Allaro, Castelvetere e che la stessa Kaulon doveva sorgere
subito dopo le sponde del fiume Allaro, presso il sito di Focà.
Invogliati da tutto ciò, i Castelveterini arrivarono al decreto
del marzo 1863. Passeranno quasi tre decenni prima che l'indagine
archeologica condotta da Paolo Orsi stabilisse in maniera certa
e definitiva il sito dell'antica città presso Punta Stilo. In
questo periodo la città non solo mutò il nome, ma rifece in parte
la toponomastica interna introducendo riferimenti ai nuovi regnanti:
la Mese divenne Piazza Umberto I°, Piazza Seggio si tramutò in
Piazza Vittorio Emanuele II ° e la via, che attraversa tutto il
Centro Storico da porta Sant'Antonio al Baglio, assunse il nome
della prima regina d'Italia, Margherita. Caulonia non si rinnovò
solo cambiando il nome alle sue vie, ma si diede un aspetto urbano
più moderno. Venne ridisegnata la viabilità interna, si iniziò
la costruzione della strada che collega, ancora oggi, la Marina
al Centro, si realizzò l'acquedotto che fornisce i suoi cittadini
di acqua potabile, si costruì il cimitero fuori dell'abitato sui
ruderi
Via Vincenzo Niutta
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dell'antico
Convento dei Cappuccini, si provvide ad illuminare il paese con
"fanali" a petrolio. E' in questi anni che Caulonia conobbe il
fenomeno della prima emigrazione transoceanica. Già agli inizi
del nuovo secolo, l'arciprete Davide Prota portò a termine il
suo lavoro di archivio, che pubblicò nel 1913 con il titolo "Ricerche
storiche su Caulonia" di cui ci siamo avvalsi ampiamente nel presente
lavoro. Grande è la nostra ammirazione e gratitudine verso lo
studioso che, con la sua minuziosa ricerca, ha accumulato un'enorme
mole di notizie da consentire una seria conoscenza della nostra
storia. Senza il lavoro del Prota oggi avremmo del nostro passato,
compreso quello più vicino a noi, solo un'idea molto vaga. Anche
Caulonia diede alla Grande Guerra il suo contributo di sangue
e molti Cauloniesi ricevettero riconoscimenti al valore militare
e il titolo di Cavalieri di Vittorio Veneto. Il "Ventennio" passò
a Caulonia senza che si manifestassero forti contrasti sociali.
Neanche gli episodi di violenza politica furono particolarmente
numerosi. Si andò avanti per lo più con le manifestazioni di regime
e la solita vita di sempre. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale
a Caulonia si apri un periodo di forte dinamismo sociale con la
formazione della "Repubblica Rossa di Caulonia" prima e con l'occupazione
delle terre dopo. Infine, la disastrosa alluvione del 1951fu all'origine
di grandi cambiamenti dai quali partì un forte flusso migratorio
e la nascita dell'abitato di Caulonia Marina.
Anziani in San Nicola
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