Intervista al Prof. Misiti
Presentazione del volume "Tre anni di lavori Pubblici in Calabria"
Tre domande al Prof.
Aurelio Misiti:
Caulonia 2000: Prof.
Misiti perché tre anni fa ha accettato
di coprire, come tecnico esterno, la carica
di Assessore ai LLPP con importanti deleghe
quali, la difesa del suolo, le acque ecc…,
considerato che in quel periodo era presidente
del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
e veniva anche da altre esperienze prestigiose,
come preside di Ingegneria o presidente dell’ACEA?
Prof. Misiti: Una
risposta immediata, e poco articolata, potrebbe
essere quella di uno dei tanti calabresi che
vivono ed operano con successo fuori della
regione Calabria e che sentono il dovere di
aiutare la propria terra ad abbandonare il
triste primato che la vede relegata in ultima
posizione non solo in Italia, ma in Europa,
in tema di occupazione, sanità, benessere
sociale ecc.
La mia scelta ha sicuramente queste connotazioni, ma parte anche dalla
consapevolezza che per raggiungere certi obiettivi è necessario
un salto di qualità nella cultura della legalità e della
trasparenza, elementi questi che devono investire direttamente le nuove
generazioni per la creazione di una classe dirigente capace di sfruttare
le grandi risorse di questa regione, attraverso le iniziative non assistite
delle nuove forze locali.
Caulonia 2000: Professore,
che bilancio può tracciare dopo tre anni di lavoro come
Assessore ai LP?
Prof. Misiti: Estremamente
positivo, per alcuni aspetti. In primo luogo per le potenzialità che
sono presenti sia in termini di risorse naturali e ambientali
sia umane. In questi tre anni ho avuto modo di conoscere a
fondo tutti i sindaci dei quasi quattrocento comuni della Calabria.
Sindaci che appartengono a tutti gli schieramenti politici,
ma dotati di grandi motivazioni e capacità. E’ emersa
con loro una classe dirigente capace e svincolata dalle vecchie
logiche dell’assistenza, con la voglia di fare attraverso
la valorizzazione dell’enorme potenziale di risorse ambientali
e paesaggistiche di questa Regione. In questi tre anni, purtroppo,
ho avuto anche la conferma di quanto alcuni illuminati studiosi
e attenti politologi hanno sempre affermato: esiste una parte
della penisola, il sud, che dall’unità d’Italia
in poi è rimasta esclusa dallo sviluppo e dal progresso
sociale (industria, agricoltura, infrastrutture, scuola, università,
sanità ecc.). Per tutto questo periodo al meridione è stato
attribuito, dalle classi dirigenti nazionali con la complicità di
quelle locali, il ruolo di fornitore di manodopera e area di
consumo dei prodotti e delle risorse forniti dal nord Italia.
Tutto ciò è stato determinante per generare un
vero e proprio esodo di intere generazioni ed il contemporaneo
instaurarsi, quasi in forma genetica, di una generalizzata
logica dell’assistenzialismo che rappresenta oggi un
vero impedimento allo sviluppo ed una sorta di paralisi sociale,
capace di bloccare quelle intelligenti e indispensabili iniziative
delle forze locali, attraverso quel sottile e invisibile filo
di omertà che collega la classe dirigente a vasti strati
della popolazione, ormai sottomessa e convinta che l’unica
via d’uscita ai problemi che incombono sul meridione
sia rappresentata dal rapporto personale e diretto, e non istituzionale,
con l’onorevole o l’assessore di turno. Tutto ciò è ormai
talmente stratificato che investe i bisogni più elementari
e calpesta i diritti di base: occupazione e sanità in
primo luogo. Nei momenti di maggiore bisogno è opinione
comune che la garanzia maggiore, per la soluzione di tali problemi,
sia costituita dalla conoscenza o, meglio ancora, dall’amicizia
dell’onorevole o del consigliere regionale di turno.
Risulta quindi fondamentale definire un percorso capace di convincere
le nuove generazione che la Calabria ha le risorse e gli uomini per “farcela
da sola”. Questo comporta che ogni cittadino deve imparare a saper
contare sulle proprie forze e risorse. La classe dirigente, anche politica,
ha il dovere di percorrere questa strada che consiste nella valorizzazione
di tutte le risorse naturali e ambientali, la realizzazione delle infrastrutture,
già programmate e progettate in questi ultimi tre anni, favorire
il ritorno nel sistema sanitario regionale dei tanti professori e manager
che operano con successo nelle altre regioni, creare le condizioni ambientali
per un reale e duraturo sviluppo turistico, attraverso la realizzazione
di efficienti impianti di depurazione, recuperare l’enorme patrimonio
edilizio e storico-artistico dei centri urbani, attraverso una coerente
azione di difesa del suolo, già avviata con l’attività dell’Autorità di
Bacino, ed il supporto di giovani tecnici di alto profilo morale e scientifico.
Caulonia
2000: L’Associazione pro-Calabria che
contributo può dare all’avvio di questa “Rinascita
calabrese” ?
Prof. Misiti: L’associazione
culturale di Volontariato ONLUS ProCalabria nasce come
necessità di costruire una casa comune per tutte
le persone che ritengono maturi, e non più procrastinabili,
i tempi per far emergere la nuova classe dirigente che
dovrà assumersi il compito di valorizzare le grandi
risorse umane, culturali, naturali ed ambientali presenti,
non solo in Calabria ma in tutto il meridione d’Italia.
Gli articoli 1, 3, 4, e 6, dello statuto dell’Associazione,
ben sintetizzano gli obiettivi posti e che riguardano
il futuro di questa terra fortunata per le sue risorse
e bellezze naturali, ma particolarmente colpita dagli
eventi politico-economici che si sono succeduti, soprattutto,
dall’Unità d’Italia in poi. In questo
senso risulta fondamentale, per tutti i calabresi, capire
che per un adeguato sviluppo la Calabria deve uscire
dalla perniciosa spirale di subalternità rispetto
alle aree più fortunate del nostro paese. Spirale
che, ormai da oltre cinquantanni, propone ricette di
tipo assistenziale che la storia ha bocciato sia per
la loro incapacità di avviare lo sviluppo sia
perché ha prodotto, in larghi strati della generazione
del primo dopoguerra, la convinzione che senza questo
tipo di aiuto il futuro, proprio o dei propri figli,
risulta incerto e senza prospettive. E’ necessario
ribaltare questa visione individualista. Sviluppare quindi
la consapevolezza che il futuro è programmabile,
attraverso la progettazione e la realizzazione del presente.
Questi elementi devono essere armonizzati in una visione
globale che vede coniugate, da un lato, la necessità di
coprire il gap con il resto della penisola (infrastrutture,
sanità, università e turismo-ambiente)
e, dall’altro, un’azione politica, del Governo
locale e dei Comuni, di grande respiro, unitaria e senza
quelle divisioni localiste che tendono a perpetuare il
rapporto di “dipendenza” tra cittadino e
classe dirigente. Il Volume “Tre anni di Lavori
Pubblici in Calabria”, presentato il 13 dicembre
a Caposuvero, dimostra come sia possibile definire un
programma di attività secondo criteri di priorità,
razionalizzare le risorse, definire percorsi e criteri
oggettivi di assegnazione, realizzare le opere. Credo
che mai in passato sia avvenuto che a poco più di
due anni dall’alluvione di Soverato, oltre l’ottanta
percento delle opere risultino già realizzate,
o in corso di realizzazione e comunque con tutti i progetti
approvati.
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