di Nicola Frammartino
------- Parte prima Ottobre 1987
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Ci è capitato tra le mani una monografia molto stimolante dal titolo: «Caulonia: 40 anni di dati amministrativi allo specchio» di Rinaldo D'Aquino ed Antonio Nicaso. L'abbiamo sfogliata con avidità e vi abbiamo trovato una messe di dati, frutto di un lungo lavoro di ricerca, che possono costituire una buona base per una prima riflessione su fatti e personaggi di Caulonia degli ultimi 40 anni. In questo numero tratteremo il periodo che va dalle elezioni amministrative del 1946 fino alla vigilia delle elezioni amministrative del 1952. Il nostro proposito è di analizzare poco alla volta tutti i quarant'anni: dal 1946 fino ai giorni nostri. |
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lI 31 Marzo del 1946 i cittadini di Caulonia venivano
chiamati alle urne per eleggere il primo Consiglio Comunale del Dopo
Guerra. |
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La Repubblica Italiana non era stata ancora proclamata,
ma Caulonia aveva già conosciuto un'altra repubblica: quella che va sotto
il nome di «Repubblica Rossa di Caulonia», nata dalla rivolta del 1945
e drammaticamente conclusasi dopo pochi giorni di vita.
La repressione che ne è seguita è stata durissima e
centinaia e centinaia di rivoltosi erano ancora in carcere quando i
nostri concittadini furono chiamati alle urne. Come sempre succede quando a fasi di forti movimenti sociali seguono fasi di riflusso moderato, il vecchio riemerge e sembra che le lancette dell'orologio della Storia debbano proprio tornare indietro, a Caulonia quelle elezioni si svolsero in un clima che odorava di passato a mille miglia di distanza. Infatti, la battaglia elettorale si svolse secondo gli schemi della lotta politica vigenti in epoca pre-Fascista. |
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Al centro dei due «partiti» vi era una famiglia od un gruppo di famiglie della vecchia borghesia agraria o di quella di più recente formazione, che si conducevano una lotta spietata, senza risparmio di colpi; tant'è vero che nel 1906 il comm. Ilario Cricelli, al tempo, il capo del partito di «suso», era stato fatto segno ad un colpo di fucile sparato da ignoti (ignoti si fa per dire, perché l'opinione pubblica individuava unanimamente questi «ignoti» nei suoi avversari politici che volevano eliminarlo, perché aveva minacciato di far recuperare al Comune le terre demaniali usurpate dalle più potenti e più decise famiglie della borghesia locale). Ebbene nel 1946, nonostante tutto quello che era successo dal lontano primo dopoguerra: il Fascismo, la Grande Guerra e le altre Guerre precedenti e la «Repubblica Rossa di Caulonia», la vita politica era dominata dalle maggiori famiglie.
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In quelle elezioni la fazione di «iuso» era guidata
dal Dott. Vincenzo Bombardieri che si presentava nella competizione elettorale
con il simbolo della «Bilancia»; mentre la fazione avversa era guidata
dal comm. Ilario Cricelli e si presentava con il simbolo della «Stella».
Vinse la competizione la «Bilancia», poiché comunisti e socialisti votarono
per questa lista.
Abbiamo chiesto a Nicola Frammartino (zio dell’autore
di queste righe), vecchio dirigente comunista, le ragioni di questa
scelta di campo ed abbiamo ricevuto questa risposta: «Io
ero in carcere assieme agli altri rivoltosi per i fatti dell'anno precedente,
perciò non partecipai alla discussione che precedette quella scelta.
So che a spingere in quella direzione fu Ilario Tuccio. Avevano fatto
credere a Tuccio che il dott.Bombardieri avrebbe potuto interessarsi per la liberazione
degli arrestati. Alla domanda: «Se lei avesse partecipato al dibattito, avrebbe sostenuto l'opportunità dell'alleanza con la Bilancia?». Nicola Frammartino risponde: «No. lo mi sarei battuto per non operare alcuna scelta né per Bombardieri, né per Cricelli e comunque mai per i Bombardieri». Anche Emilio Tuccio, da quarant'anni esponente della Sinistra di Caulonia conferma le dichiarazioni del Frammartino: «Si, mio fratello Ilario Tuccio ha sostenuto con energia la linea dell'alleanza con Bombardieri. Tuccio era sensibile al problema degli arrestati e di quelli che erano latitanti. Gli furono date delle garanzie in merito; e qualcosa di vero in tutta questa storia doveva pur esserci, perché, in effetti, i latitanti poterono votare tranquillamente. |
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Ricordo che dopo lo scrutinio delle schede, una massa di gente delle campagne attendeva ansiosa al ponte S. Gianni i risultati delle sezioni di montagna. Nelle sezioni del Centro, infatti, era prevalsa la «Stella»; diventavano, quindi, decisivi i risultati di quelle sezioni. Ad una certa ora arriva Tuccio, ancora giovane ed energico, a cavallo, legge i risultati di Campoli ed Agromastelli e delle altre sezioni di montagna e la gente raccolta prorompe in un urlo di gioia». | |||
Una cosa, comunque, è certa: al di là della polemica sui motivi più immediati che non consentirono la presentazione di liste con i simboli dei grandi partiti di massa che avrebbero dominato la vita politica italiana degli ultimi 40 anni, comunisti e socialisti nel 1946 non solo non avevano a Caulonia la forza di contrastare le «clientele» degli esponenti delle vecchie classi dominanti, ma non avevano ancora capito che da qui a qualche mese o da qui a qualche anno una lotta dura sarebbe stata ingaggiata tra loro e quelle stesse forze intorno a cui essi si erano raccolti. Dopo le elezioni viene eletto alla carica di Sindaco il Dott. Bombardieri che vi rimane solo pochi mesi. Cade, infatti, sulla questione delle terre demaniali. Ancora oggi viene ricordato come un uomo dotato di un forte temperamento, poco incline alle mediazioni politiche ed in sostanza privo di quella duttilità necessaria per barcamenarsi in una situazione difficile come quella di Caulonia. Certo che, a parte ogni altra considerazione, i tempi erano quelli delle grandi contrapposizioni ed il Bombardieri fu un uomo del suo tempo; ed era quello il tempo in cui la lotta politica veniva condotta con un'asprezza che oggi può ritenersi eccessiva. Ma come poteva essere diversamente? Quella era una lotta
finalizzata, senza alcuna mediazione, alla conquista del potere locale. |
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Le masse popolari, invece, superato il clima di paura
seguito alla repressione, ripresero le lotte, prima con l'occupazione
delle terre incolte e poi, con le manifestazioni per il pane ed il lavoro. Le condizioni di vita dei ceti popolari erano assai gravi. Ed era questo dato ineliminabile e alla fin fine decisivo che esasperava i contrasti. Infatti, caduto il sindaco Bombardieri, neanche il suo successore Giovambattista Lombardi, pure lui espressione della borghesia agraria, riuscì a concludere il suo mandato. |
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Si votò di nuovo nel 1952. È di quegli anni l'inizio
del fenomeno emigratorio verso i paesi d'oltremare: Australia, Stati
Uniti ed Argentina. |
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Ora, usciti dal carcere, si ritrovavano costretti ad andare a piatire a quelle porte alle quali avevano orgogliosamente bussato qualche anno prima, una giornata di lavoro per una «schiocca» di fichi secchi e per comprare il pane e la pasta. Ma sono stati tanti anche quelli che sono rimasti, e che hanno affrontato mille sacrifici e mille difficoltà per continuare la lotta senza cedere mai. |
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Altri ancora si sono piegati o continuarono a piegarsi come sempre avevano fatto. Questi ultimi costituirono il supporto della ricomposizione del vecchio potere agrario che per qualche anno ancora riuscì a mantenere l'egemonia fino a quando una nuova classe più moderna e più dinamca, la borghesia degli imprenditori, non emerse alla ribalta rovesciando definitivamente gli antichi «dominatori».
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Anche il tessuto democratico e la cultura ne risentirono
profondamente; la crisi politica e morale degli anni '60 è stata la
diretta conseguenza di quei distacchi; i nuovi ceti dominanti per insediarsi
nei posti di comando dovettero sconfiggere negli anni '60 non solo
le forze democratiche, ma dovettero pure scontrarsi con le forze del
vecchio potere e vincerle. |
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