Questa sezione raccoglie scritti, articoli, storie, usi e costumi
della tradizione cauloniese

           
     

  

 

     
     

 


Scritti .......Articoli.......Avvenimenti

La tradizione del presepe a Caulonia
Orazio Raffaele di Landro
Il presepe del sacerdote Don Mimmo Lamberto
Gazzetta del Sud - 4 Dic 1987
Mostra internazionale di presepi a Caulonia
I. Camerieri - Calabria annoXXIiN.S. n.99 - Dic. 1993
A Caulonia seguendo la stella cometa  >>>
A. Scuteri - Il Meridionale - Dic. 1994
Riconoscimenti a Don Lamberto  >>>
G. Panetta - Il Meridionale - Feb. 1998
Arte sacra in mostra a Caulonia  >>>
G. C. - Locride - Gen. 1999
Premiati i presepi più belli di Caulonia e Gioiosa Jonica  >>>
A. Scuteri - P. Roberto - Gazzetta del Sud - Gen. 2000


     

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La tradizione del

presepe

a Caulonia

Orazio Raffaele di Landro
www.caulonia2000.it - Dic. 2001

Ormai da decenni, da Santa Lucia fino all'Epifania e oltre, chi visita i nostri paesi passa per strade abbellite da giochi di luce, di mille forme e di mille colori, stelle, fontane zampillanti, campane, fiori, festoni a luci intermittenti, espressioni di auguri di buone feste, sfavillano in ogni dove, dando ai passeggeri quel senso perenne di gioia che il Natale infonde a tutti gli uomini. Ma prima del 1970 non era così: i comuni, le province e le regioni non distribuivano fondi per gli addobbi natalizi, ed ogni buon cristiano provvedeva a festeggiare a modo suo il Natale, rimanendo legato alle più antiche tradizioni, che vedevano nel presepe la manifestazione più chiara e degna di rievocare la nascita di Cristo.

Era il presepe un segno della partecipazione, di tutti, all'evento dell'Incarnazione, e in ogni chiesa e in ogni casa si allestivano presepi di diversa dimensione e diverso aspetto, ma accomunati tutti nell'esprimere lo svolgersi lento e scontato della vita povera e semplice dei nostri paesi agricoli.

Se ricordiamo che a Caulonia la luce elettrica fu conosciuta per la prima volta nell'ottobre del 1924, quando ancora non circolavano automobili per le nostre strade e non si usava il gas per il riscaldamento, allora possiamo ben immaginare che la vita che si conduceva nei nostri paesi non era molto diversa da quella che si viveva nei tempi in cui visse Gesù.Senza energia elettrica, gas, e benzina, gli inizi del ventesimo secolo permettevano a noi una vita, che era ancora quella che avevano conosciuto gli antichi romani.

I musei di Napoli, e gli scavi di Pompei, ci danno un'idea chiara dei mezzi di cui disponevano i popoli dell'impero romano e della vita quotidiana che conducevano; simile alla nostra, che avevamo conosciuto fino al 1950 solo quelle minime differenze alimentari dovute all'uso di prodotti, quali il pomodoro, il mais, e la patata e lo zucchero (gli antichi usavano soltanto il miele) importati in Europa e nel vecchio mondo molti secoli dopo la scoperta dell'America.

II presepe allora era per tutti la rappresentazione in scala ridotta della vita di ogni giorno e in ogni pastore ognuno poteva immaginare sé stesso, che si accostava alla grotta santa per portare al Bambinello un dono anche piccolo, ma offerto con sincerità di cuore. Le statuette (che noi chiamavamo "papàtuli") erano popolani e popolane che si partivano da ogni luogo, affollavano tutte le strade, e portavano alla grotta quello di cui disponevano nelle loro case, secondo le attività e i mestieri che esercitavano: latte, ricotte e formaggi, pane e farina, olio, vino, uova, galline, agnelli e capretti, frutta e verdura, tutto l'indispensabile ad una vita sobria e modesta, perché la festa allora si celebrava semplicemente disponendo in modo più ampio e abbondante di ciò che la parsimonia delle massaie aveva riservato per i giorni da ricordare. II vino cotto, i fichi secchi, le noci, le mandorle, e le castagne, l'olio, lo zucchero, il miele, e la farina, erano gli ingredienti necessari per ogni dolce di Natale: nacàtoli, pitte di San Martino, torroni, crocette di fichi, vari tipi di biscotti, zèppole e alàce.

E questi erano i doni che si portavano alla grotta, e che le comari, gli amici, e i conoscenti si scambiavano nei giorni di Natale, mentre si scambiavano gli auguri; ed entrando in ogni casa già sapevano che avrebbero trovato in un angolo un piccolo o grande presepe, che avrebbero dovuto contemplare ed ammirare, complimentandosi col padrone di casa. E sostando davanti alla grotta ognuno si faceva il segno della croce e recitava una breve preghiera.

II presepe era allestito con strumenti e mezzi abbastanza semplici, e facilmente reperibili: su un tavolato provvisorio si rappresentava un ambiente paesaggistico molto simile a quello naturale dei nostri paesi, usando tavole,ceppi di legno, creta, carta di cemento, muschio naturale, e sabbia, o terriccio di tufo facilmente friabile, di color rosso, che a Caulonia si trovava abbondante presso la collina detta, appunto,"del rossetto". I pastori erano di argilla cotta, dipinti a mano, e si conservavano in apposite scatole fra la paglia, per riprenderli ogni anno nel mese di dicembre.

Si verificava lo stato di conservazione; se qualcuno era rotto, veniva incollato con la cera; in caso avesse perduto le gambe si trovava il modo di disporlo dietro una collinetta, in modo che sembrasse che stava salendo e le gambe ancora non comparivano.

II bottegaio che forniva il materiale per il presepe (pastori, sfondi e cieli stellati, ponti e casette) da noi ragazzi, che non potevamo disporre di denaro contante, accettava anche il ferro vecchio, fornendo un pastore per ogni chilo raccolto. Indispensabili erano San Giuseppe, Maria, il Bambinello, l'asino e il bue; ma non potevano mancare l'Angelo che annunziava la nascita del Salvatore, che portava in mano una fascia con la scritta "Gloria in excelsis Deo", il pifferaio e lo zampognaro che suonavano davanti alla grotta, il pastore dormiente, quello che guardava la stella cometa ("u 'mmagatu da stida"), i tre re magi sul cammello o a cavallo, e i tre a piedi,che rappresentavano gli stessi magi ormai giunti alla grotta e genuflessi ad adorare il Bambino.

Infatti nel giorno dell'Epifania tutti i pastori venivano avvicinati alla grotta. Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, portavano i doni simbolo delle regalità, oro, incenso e mirra, e nel diverso colore della pelle (bianco, olivastro, e nero) rappresentavano le tre parti del mondo allora conosciuto. Tutto il mondo con essi, anche i sapienti e i potenti, rendeva omaggio al Messia; e ad essi si univano tutti i rappresentanti del popolo, massaie, artigiani, contadini, braccianti, allevatori, pastori, ortolani, e casalinghe, vignaioli, frantoiani, e mugnai. E tutti andavano a formare un ambiente solidale ed unitario, mosso dagli stessi ideali e dalle stesse aspirazioni di vita. E il presepe veniva completato ornandolo con rami di corbezzolo, di mirtilli e d'aranci, che rappresentavano nella loro forza sempre verde la perennità della fede e della vita. E le grotte, le botteghe, le stradine, le piazze, erano animate dalla presenza di famiglie di pastori e contadini, sereni e gioiosi nel volto, perché anche per loro era nato il Salvatore del mondo.

Tutto questo rappresentava il presepe nelle nostre case al tempo della nostra fanciullezza; e se oggi lo rifacciamo e lo riproponiamo ai nostri figli, è perché desideriamo tramandare questo spirito d'amore e di gioia. A mezzanotte del 24 si deponeva il Bambino nella mangiatoia, e si cantava il Te Deum. Lo cantava o recitava il capo famiglia, e chi aveva la possibilità d'invitare un sacerdote, preferiva che fosse il sacerdote a celebrare quel solenne rito. E si festeggiavaaccendendo le candeline magiche (che noi chiamavamo "stidate"), e lanciando contro il muro le bombette che gli stessi "fuochisti" di Caulonia allorafabbricavano con perizia.

C'erano pure le rotelline e i "tric trac"; giochi pìrici non pericolosi che tutti potevano usare. Le chiese disponevano di addobbi più sontuosi, poiché all'allestimento dei loro presepi contribuivano con devozione tutti gli artigiani del luogo e le persone più esperte. La Chiesa Madre e la Chiesa del Rosario disponevano poi di pastori napoletani del Settecento e dell'Ottocento, (in legno la Chiesa del Rosario; e in terracotta la Chiesa Madre), che sono nella Chiesa del Rosario ancora usati accanto ai pastori di più recente acquisto (in cartapesta, in gesso, o in plastica, e resina).


Specialista nell'allestire presepi di tradizione napoletana, con ambienti affollati e festosi, era Giovambattista Lombardi. Ai giorni nostri dobbiamo ricordare il nipote Alessandro Michelotti, continuatore della tradizione famigliare; e poi Francesco Amato, e Luciano Roccisano che allestiscono ogni anno il presepe della Chiesa del Rosario. Ma tanti altri sono devoti ed esperti (Vigliarolo, Urzino, Violante), qui a Caulonia; tanto che il Comune ha deciso da molti anni di bandire un concorso per la premiazione del presepe più meritevole.

     


Oggi vi sono anche i presepi meccanizzati, di cui esempio insuperabile a Caulonia è quello allestito da Don Mimmo Lamberto nella Chiesa di San Zaccaria, i cui pastori sono tutti in movimento, impegnati ad avviarsi alla grotta o ad eseguire i loro lavori artigianali nelle proprie botteghe, o a preparare feste con danze e giochi all'aperto; ricreando ambienti e aspetti della nostra vita passata, con efficace realismo e con sincera partecipazione. A Caulonia moltissimi restano dunque legati alla tradizione del presepe. Ed è possibile girando per le chiese e per le case, o nei locali delle botteghe ormai chiuse, e riaperte solo in occasione del Natale, ammirare presepi di ogni fattura, tradizionali, moderni, o meccanizzati; tutti ancora validi a risvegliare in noi il fervore religioso della cristianità, e segno vivo delle perennità di certi valori.

     


Ma il presepe a cui ognuno di noi resta legato è quello che s'allestiva con sincero impegno, e con amore, nella casa della sua fanciullezza; o nel "catòio" (cantina o stalla che fosse), che molti genitori concedevano ai propri figli in quel periodo per poter allestire un presepe, ad accogliere gli amici e trascorrere le serate giocando a tombola o a carte.

     

Davanti alla grotta del Bambinello brillava ininterrottamente una "lampa" ad olio, col lumino di fiori secchi che pescava nell'olio versato in un bicchiere per metà riempito d'acqua. Segno della perennità della fede in un mondo meno consumistico e sprecone di quello in cui viviamo oggi; ed unico fremito e palpito di vita in quei presepi che, nell'immobilità dei luoghi e dei gesti, stavano a significare la immutabile e sincera partecipazione di tutta l'umanità all'evento più importante della storia: la nascita del Redentore.

     



Un programma della rete televisiva C5

Il presepe di Caulonia
allestito dal sacerdote Don Mimmo Lamberto

 

Gazzetta del Sud - 4 Gennaio 1987

CAULONIA - "E' pace in terra agli uomini di buona volontà". Questo l'augurio che con il lieto annuncio della nascita del Messia, gli angeli rivolgono ai pastori di Betlemme nel presepe della chiesa di San Zaccaria in Caulonia. Anche quest'anno, don Mimmo Lamberto non ha lasciato nulla di intentato per curare nei dettagli l'allestimento del suo presepe elettromeccanico sonoro che dal 1961 tiene accesa nell'alto Jonio reggino la fiaccola della tradizione francescana. Quello della chiesa di San Zaccaria è un presepe tutto particolare e offre ai visitatori uno straordinario spaccato di vita contadina, evocando sensazioni di rara incisività. Quest'anno, in occasione del suo venticinquesimo anniversario, ha ricevuto un importante riconoscimento: nei giorni scorsi, infatti, è stato ripreso dalle telecamere di Canale5 i e sarà riproposto al grosso pubblico nel corso del programma "I presepi d'Italia" che andrà in onda martedì prossimo (6 gennaio) con inizio dalle ore 19.30.

          



Mostra Internazionale
di Presepi
a Caulonia

Ilario Camerieri
Calabria anno XXI N.S. n.99 - Dic. 1993

 

 

Il Natale nella cultura calabrese assume il significato dell'unità della famiglia. Messaggio che ci viene riproposto dalla tradizione del Presepe. Una tradizione ancorata nel tempo; a quando, cioè, nelle case e nelle botteghe artigiane, oltre che nelle chiese, era uso ricostruire il simbolo della famiglia e dell'amore. A Caulonia, come in altri centri calabresi, la cultura del presepe è anche un modo per interpretare ed esprimere sentimenti, fatti, contingenze della vita quotidiana ed anche realtà più articolate e complesse.Situazioni che evidenziano le problematiche etico-politico-culturali-economiche e sociali del popolo calabrese e che sono espressione della Mostra Internazionale del Presepe nei Tempi che annualmente viene organizzata dalla Parrocchia di San Zaccaria di Caulonia,grazie all'impegno del dinamico Parroco Don Domenico Lamberto."La Mostra - sottolinea Don Lamberto - o meglio, il presepe acquista nuovi e specifici significati attorno al messaggio della natività mentre vuole lanciare un messaggio di fratellanza alla comunità calabrese afflitta da mali sociali di difficile soluzione e che meritano l'attenzione più serena degli organismi dello Stato, ma, soprattutto, di tutte le coscienze calabresi".Il parroco di San Zaccaria ha pensato opportuno utilizzare lo spazio adiacente a quello che da trentatré anni ospita il pluripremiato Presepio Elettromeccanico-sonoro di Caulonia (visitato annualmente da migliaia di calabresi e che assieme alla mostra rimane aperto sino a tutto settembre) che è un "componimento" in miniatura della vita calabrese di altri tempi. Uno spaccato di quella che fu la vita contadina e delle realtà urbane. Il presepe di San Zaccaria di Caulonia è il risultato di anni di applicazione di Don Lamberto e di alcuni suoi parrocchiani che artigianalmente, ma con sapiente maestria, hanno ricostruito il paesaggio tipico calabrese di qualche tempo fa, coi suoi usi e costumi, arti e mestieri, colori e folklore.Uno spettacolo che appassiona i più piccini, ma anche gli adulti.La Mostra che ospita presepi provenienti da tutte le parti d'Italia pur non avendo una lungatradizione riesce ad avere un proprio e significativo spazio. Negli anni scorsi le tematiche maggiormente trattate sono state: la pace, il disarmo, il nucleare, la fame nel mondo, la mortalità infantile, l'aborto, il rispetto della natura, la libertà dell'uomo ed i suoi diritti. Nell'ambito della mostra occupa un proprio spazio un presepe realizzato con assoluta semplicità realizzativa e con altrettanta significativa ricostruzione: simboleggia l'aberrazione del sequestro di persona.



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La tradizione del presepe a Caulonia


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