Orazio
Raffaele di Landro
www.caulonia2000.it - Dic. 2001
Ormai
da decenni, da Santa Lucia fino all'Epifania e oltre, chi visita
i nostri paesi passa per strade abbellite da giochi di luce,
di mille forme e di mille colori, stelle, fontane zampillanti,
campane, fiori, festoni a luci intermittenti, espressioni di
auguri di buone feste, sfavillano in ogni dove, dando ai passeggeri
quel senso perenne di gioia che il Natale infonde a tutti gli
uomini. Ma prima del 1970 non era così: i comuni, le
province e le regioni non distribuivano fondi per gli addobbi
natalizi, ed ogni buon cristiano provvedeva a festeggiare a
modo suo il Natale, rimanendo legato alle più antiche
tradizioni, che vedevano nel presepe la manifestazione più
chiara e degna di rievocare la nascita di Cristo.
Era
il presepe un segno della partecipazione, di tutti, all'evento
dell'Incarnazione, e in ogni chiesa e in ogni casa si allestivano
presepi di diversa dimensione e diverso aspetto, ma accomunati
tutti nell'esprimere lo svolgersi lento e scontato della vita
povera e semplice dei nostri paesi agricoli.
Se
ricordiamo che a Caulonia la luce elettrica fu conosciuta per
la prima volta nell'ottobre del 1924, quando ancora non circolavano
automobili per le nostre strade e non si usava il gas per il riscaldamento,
allora possiamo ben immaginare che la vita che si conduceva nei
nostri paesi non era molto diversa da quella che si viveva nei
tempi in cui visse Gesù.Senza energia elettrica, gas, e
benzina, gli inizi del ventesimo secolo permettevano a noi una
vita, che era ancora quella che avevano conosciuto gli antichi
romani.
I
musei
di Napoli, e gli scavi di Pompei, ci danno un'idea chiara dei
mezzi di cui disponevano i
popoli dell'impero romano e della vita quotidiana che conducevano;
simile alla nostra, che avevamo conosciuto fino al 1950 solo quelle
minime differenze alimentari dovute all'uso di prodotti, quali
il pomodoro, il mais, e la patata e lo zucchero (gli antichi usavano
soltanto il miele) importati in Europa e nel vecchio mondo molti
secoli dopo la scoperta dell'America.
II
presepe allora era per tutti la rappresentazione in scala ridotta
della vita di ogni giorno e in ogni pastore ognuno poteva immaginare
sé stesso, che si accostava alla grotta santa per portare
al Bambinello un dono anche piccolo, ma offerto con sincerità
di cuore. Le statuette (che noi chiamavamo "papàtuli")
erano popolani e popolane che si partivano da ogni luogo, affollavano
tutte le strade, e portavano alla grotta quello di cui disponevano
nelle loro case, secondo le attività e i mestieri che esercitavano:
latte, ricotte e formaggi, pane e farina, olio, vino, uova, galline,
agnelli e capretti, frutta e verdura, tutto l'indispensabile ad
una vita sobria e modesta, perché la festa allora si celebrava
semplicemente disponendo in modo più ampio e abbondante
di ciò che la parsimonia delle massaie aveva riservato
per i giorni da ricordare. II vino cotto, i fichi secchi, le noci,
le mandorle, e le castagne, l'olio, lo zucchero, il miele, e la
farina, erano gli ingredienti necessari per ogni dolce di Natale:
nacàtoli, pitte di San Martino, torroni, crocette di fichi,
vari tipi di biscotti, zèppole e alàce.
E
questi erano i doni che si portavano alla grotta, e che le comari,
gli amici, e i conoscenti si scambiavano nei giorni di Natale,
mentre si scambiavano gli auguri; ed entrando in ogni casa già
sapevano che avrebbero trovato in un angolo un piccolo o grande
presepe, che avrebbero dovuto contemplare ed ammirare, complimentandosi
col padrone di casa. E sostando davanti alla grotta ognuno si
faceva il segno della croce e recitava una breve preghiera.
II
presepe era allestito con strumenti e mezzi abbastanza semplici,
e facilmente reperibili: su un tavolato provvisorio si rappresentava
un ambiente paesaggistico molto simile a quello naturale dei nostri
paesi, usando tavole,ceppi di legno, creta, carta di cemento,
muschio naturale, e sabbia, o terriccio di tufo facilmente friabile,
di color rosso, che a Caulonia si trovava abbondante presso la
collina detta, appunto,"del rossetto". I
pastori erano di argilla cotta, dipinti a mano, e si conservavano
in apposite scatole fra la paglia, per riprenderli ogni anno nel
mese di dicembre.
Si
verificava lo stato di conservazione; se qualcuno era rotto, veniva
incollato con la cera; in caso avesse perduto le gambe si trovava
il modo di disporlo dietro una collinetta, in modo che sembrasse
che stava salendo e le gambe ancora non comparivano.
II
bottegaio che forniva il materiale per il presepe (pastori, sfondi
e cieli stellati, ponti e casette) da noi ragazzi, che non potevamo
disporre di denaro contante, accettava anche il ferro vecchio,
fornendo un pastore per ogni chilo raccolto. Indispensabili erano
San Giuseppe, Maria, il Bambinello, l'asino e il bue; ma non potevano
mancare l'Angelo che annunziava la nascita del Salvatore, che
portava in mano una fascia con la scritta "Gloria in excelsis
Deo", il pifferaio e lo zampognaro che suonavano davanti
alla grotta, il pastore dormiente, quello che guardava la stella
cometa ("u 'mmagatu da stida"), i tre re magi sul cammello
o a cavallo, e i tre a piedi,che rappresentavano gli stessi magi
ormai giunti alla grotta e genuflessi ad adorare il Bambino.
Infatti
nel giorno dell'Epifania tutti i pastori venivano avvicinati alla
grotta. Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, portavano i doni simbolo
delle regalità, oro, incenso e mirra, e nel diverso colore
della pelle (bianco, olivastro, e nero) rappresentavano le tre
parti del mondo allora conosciuto. Tutto il mondo con essi, anche
i sapienti e i potenti, rendeva omaggio al Messia; e ad essi si
univano tutti i rappresentanti del popolo, massaie, artigiani,
contadini, braccianti, allevatori, pastori, ortolani, e casalinghe,
vignaioli, frantoiani, e mugnai. E tutti andavano a formare un
ambiente solidale ed unitario, mosso dagli stessi ideali e dalle
stesse aspirazioni di vita. E il presepe veniva completato ornandolo
con rami di corbezzolo, di mirtilli e d'aranci, che rappresentavano
nella loro forza sempre verde la perennità della fede e
della vita. E le grotte, le botteghe, le stradine, le piazze,
erano animate dalla presenza di famiglie di pastori e contadini,
sereni e gioiosi nel volto, perché anche per loro era nato
il Salvatore del mondo.
Tutto questo rappresentava il presepe nelle nostre case al tempo
della nostra fanciullezza; e se oggi lo rifacciamo e lo riproponiamo
ai nostri figli, è perché desideriamo tramandare questo
spirito d'amore e di gioia. A mezzanotte del 24 si deponeva il Bambino
nella mangiatoia, e si cantava il Te Deum. Lo cantava o recitava
il capo famiglia, e chi aveva la possibilità d'invitare un
sacerdote, preferiva che fosse il sacerdote a celebrare quel solenne
rito. E si festeggiavaaccendendo le candeline magiche (che noi chiamavamo
"stidate"), e lanciando contro il muro le bombette che
gli stessi "fuochisti" di Caulonia allorafabbricavano
con perizia.
C'erano
pure le rotelline e i "tric trac"; giochi pìrici
non pericolosi che tutti potevano usare. Le chiese disponevano
di addobbi più sontuosi, poiché all'allestimento
dei loro presepi contribuivano con devozione tutti gli artigiani
del luogo e le persone più esperte. La Chiesa Madre e la
Chiesa del Rosario disponevano poi di pastori napoletani del Settecento
e dell'Ottocento, (in legno la Chiesa del Rosario; e in terracotta
la Chiesa Madre), che sono nella Chiesa del Rosario ancora usati
accanto ai pastori di più recente acquisto (in cartapesta,
in gesso, o in plastica, e resina).
Specialista
nell'allestire presepi di tradizione napoletana, con ambienti
affollati e festosi, era Giovambattista Lombardi. Ai giorni nostri
dobbiamo ricordare il nipote Alessandro Michelotti, continuatore
della tradizione famigliare; e poi Francesco Amato, e Luciano
Roccisano che allestiscono ogni anno il presepe della Chiesa del
Rosario. Ma tanti altri sono devoti ed esperti (Vigliarolo, Urzino,
Violante), qui a Caulonia; tanto che il Comune ha deciso da molti
anni di bandire un concorso per la premiazione del presepe più
meritevole.
Oggi
vi sono anche i presepi meccanizzati, di cui esempio insuperabile
a Caulonia è quello allestito da Don Mimmo Lamberto nella
Chiesa di San Zaccaria, i cui pastori sono tutti in movimento,
impegnati ad avviarsi alla grotta o ad eseguire i loro lavori
artigianali nelle proprie botteghe, o a preparare feste con danze
e giochi all'aperto; ricreando ambienti e aspetti della nostra
vita passata, con efficace realismo e con sincera partecipazione.
A Caulonia moltissimi restano dunque legati alla tradizione del
presepe. Ed è possibile girando per le chiese e per le
case, o nei locali delle botteghe ormai chiuse, e riaperte solo
in occasione del Natale, ammirare presepi di ogni fattura, tradizionali,
moderni, o meccanizzati; tutti ancora validi a risvegliare in
noi il fervore religioso della cristianità, e segno vivo
delle perennità di certi valori.
Ma
il presepe a cui ognuno di noi resta legato è quello che
s'allestiva con sincero impegno, e con amore, nella casa della
sua fanciullezza; o nel "catòio" (cantina o stalla
che fosse), che molti genitori concedevano ai propri figli in
quel periodo per poter allestire un presepe, ad accogliere gli
amici e trascorrere le serate giocando a tombola o a carte.
Davanti
alla grotta del Bambinello brillava ininterrottamente una "lampa"
ad olio, col lumino di fiori secchi che pescava nell'olio versato
in un bicchiere per metà riempito d'acqua. Segno della
perennità della fede in un mondo meno consumistico e sprecone
di quello in cui viviamo oggi; ed unico fremito e palpito di vita
in quei presepi che, nell'immobilità dei luoghi e dei gesti,
stavano a significare la immutabile e sincera partecipazione di
tutta l'umanità all'evento più importante della
storia: la nascita del Redentore.
Un
programma della rete televisiva C5
Il
presepe di Caulonia
allestito dal sacerdote Don Mimmo
Lamberto
Gazzetta del
Sud - 4 Gennaio 1987
CAULONIA
- "E' pace in terra agli uomini di buona volontà".
Questo l'augurio che con il lieto annuncio della nascita del Messia,
gli angeli rivolgono ai pastori di Betlemme nel presepe della
chiesa di San Zaccaria in Caulonia. Anche quest'anno, don Mimmo
Lamberto non ha lasciato nulla di intentato per curare nei dettagli
l'allestimento del suo presepe elettromeccanico sonoro che dal
1961 tiene accesa nell'alto Jonio reggino la fiaccola della tradizione
francescana. Quello della chiesa di San Zaccaria è un presepe
tutto particolare e offre ai visitatori uno straordinario spaccato
di vita contadina, evocando sensazioni di rara incisività.
Quest'anno, in occasione del suo venticinquesimo anniversario,
ha ricevuto un importante riconoscimento: nei giorni scorsi, infatti,
è stato ripreso dalle telecamere di Canale5 i e sarà
riproposto al grosso pubblico nel corso del programma "I
presepi d'Italia" che andrà in onda martedì
prossimo (6 gennaio) con inizio dalle ore 19.30.
Mostra
Internazionale
di Presepi
a Caulonia
Ilario Camerieri Calabria
anno XXI N.S. n.99 - Dic. 1993
Il
Natale nella cultura calabrese assume il significato dell'unità
della famiglia. Messaggio che ci viene riproposto dalla tradizione
del Presepe. Una tradizione ancorata nel tempo; a quando, cioè,
nelle case e nelle botteghe artigiane, oltre che nelle chiese,
era uso ricostruire il simbolo della famiglia e dell'amore. A
Caulonia, come in altri centri calabresi, la cultura del presepe
è anche un modo per interpretare ed esprimere sentimenti,
fatti, contingenze della vita quotidiana ed anche realtà
più articolate e complesse.Situazioni che evidenziano le
problematiche etico-politico-culturali-economiche e sociali del
popolo calabrese e che sono espressione della Mostra Internazionale
del Presepe nei Tempi che annualmente viene organizzata dalla
Parrocchia di San Zaccaria di Caulonia,grazie all'impegno del
dinamico Parroco Don Domenico Lamberto."La Mostra - sottolinea
Don Lamberto - o meglio, il presepe acquista nuovi e specifici
significati attorno al messaggio della natività mentre
vuole lanciare un messaggio di fratellanza alla comunità
calabrese afflitta da mali sociali di difficile soluzione e che
meritano l'attenzione più serena degli organismi dello
Stato, ma, soprattutto, di tutte le coscienze calabresi".Il
parroco di San Zaccaria ha pensato opportuno utilizzare lo spazio
adiacente a quello che da trentatré anni ospita il pluripremiato
Presepio Elettromeccanico-sonoro di Caulonia (visitato annualmente
da migliaia di calabresi e che assieme alla mostra rimane aperto
sino a tutto settembre) che è un "componimento"
in miniatura della vita calabrese di altri tempi. Uno spaccato
di quella che fu la vita contadina e delle realtà urbane.
Il presepe di San Zaccaria di Caulonia è il risultato di
anni di applicazione di Don Lamberto e di alcuni suoi parrocchiani
che artigianalmente, ma con sapiente maestria, hanno ricostruito
il paesaggio tipico calabrese di qualche tempo fa, coi suoi usi
e costumi, arti e mestieri, colori e folklore.Uno spettacolo che
appassiona i più piccini, ma anche gli adulti.La Mostra
che ospita presepi provenienti da tutte le parti d'Italia pur
non avendo una lungatradizione riesce ad avere un proprio e significativo
spazio. Negli anni scorsi le tematiche maggiormente trattate sono
state: la pace, il disarmo, il nucleare, la fame nel mondo, la
mortalità infantile, l'aborto, il rispetto della natura,
la libertà dell'uomo ed i suoi diritti. Nell'ambito della
mostra occupa un proprio spazio un presepe realizzato con assoluta
semplicità realizzativa e con altrettanta significativa
ricostruzione: simboleggia l'aberrazione del sequestro di persona.
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La tradizione del presepe a Caulonia