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Itinerari Cauloniesi
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 La zona alta "Susu"
  Parte Prima
  Parte Seconda

 Itinerario N. 2
  di Gustavo Cannizzaro

 La zona bassa "Jusu"
  Parte Prima
  Parte Seconda


 Itinerario N. 3
  di Gustavo Cannizzaro

 Il Territorio
  Parte Prima
  Parte Seconda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Itinerari - Itinerario n°2 (Parte Seconda)
di Gustavo Cannizzaro

Teatro Vecchio ex Chiesa di San Leo

La chiesa di fondazione seicentesca, fu costruita da maestranze locali. La pianta è a croce latina, alcune sue parti come ad esempio la cupola farebbero pensare ad una realizzazione più antica; ma, trattandosi di costruttori locali, è probabile che essi abbiano preso a modello di tecnica costruttiva le antiche cupole basiliane . Subì danni a causa del terremoto del 1783 e venne restaurata negli anni successivi. In essa fino al 1842 ebbe sede l'Arciconfraternita dell'Immacolata. Successivamente l'edificio fu sconsacrato ed adibito ad aula scolastica. Quindi a teatro e infine a deposito comunale. Nel 1985 in seguito ad un restauro, a cura dell'Amministrazione Comunale, la struttura è divenuta sala per esposizioni, per conferenze e mostre ed inoltre sala concerto del complesso bandistico "Città di Caulonia". Lasciato il teatro, continuando per la via del Carmine, si arriva nell'omonimo largo dove trovasi ubicata la chiesa dell'Arciconfraternita dell'immacolata e delle Anime del Purgatorio.

Chiesa dell'Immacolata


Chiesa dell'Immacolata

Questa, sede dell'omonima arcicon- fraternita, faceva parte anticamente del distrutto convento degli agostiniani. La chiesa ha una facciata, recentemente restaurata, delimitata lateralmente da doppie lesene affiancate su cui poggia il cornicione e il timpano. Unici elementi decorativi il grande portale e la soprastante nicchia dove è affrescata l'Immacolata. Addossato sulla fiancata sinistra della chiesa è il bel campanile di forma settecentesca, di recente restaurato anche nei suoi squillanti colori tipici dell'architettura meridionale dei sec. XVIII e XIX. La chiesa all'interno, abbellita con stucchi verso la fine del '800, è ad unica navata con quattro altari laterali, due dei quali risalgono al '700. La volta a botte, decorata con stucchi, presenta al centro un grande dipinto ovale datato 1933 e firmato dal pittore napoletano G.M. Girosi


Chiesa dell'Immacolata (interno)

raffigurante la proclamazione del dogma dell'Immacolata. Sempre del settecento è la balaustra in marmi mischi che separa la navata dal presbiterio. Sull'altare vi è una statua dell'Immacolata in marmo bianco che il Frangipane ricordava come di scuola siciliana del sec. XVIII. Di notevole pregio artistico è la statua lignea del Cristo alla colonna del sec. XVIII, che nel modellato e nell'espressione patetica ricorda la grande tradiziòne scultoria napoletana del seicento. Interessante è anche la statua lignea dell'Immacolata, verosimilmente di bottega serrese del XVIII e


Cristo alla colonna (volto)

XIX sec. La statua, in origine, presentava altri elementi scolpiti in legno: nuvole, angeli, ed un abbondante manto, che vennero eliminati e sostituiti con un vestito e un manto di stoffa affinchè si rendesse più agevole il trasporto per le processioni. La forte devozione dei fedeli produce ancora oggi arricchimento e innovazione alla statua. Ultimo è lo stellario d'oro eseguito dall'orafo Franco Cannizzaro su disegno del confratello Emilio Fameli. Il nimbo è composto da due anelli concentrici di circa 850 grammi d'oro. Sull'anello esterno sono poste a regolare distanza le stelle a otto punte in lamina d'oro e con al centro un brillante di mezzo carato. 1 due anelli sono raccordati da una raggiera formata da motivi geometrici triangolari racchiudenti globetti d'oro e intervallati da palmette stilizzate


Stellario dell'Immacolata

che si diramano da uno zaffiro blu di un carato. Tra gli arredi mobili si segnala un organo a cassa indipendente con prospetto superiore a una campata divisa da un pilastrino e con decorazioni di volute in legno dorato. Le ante, su cui è segnata la data 1771, sono dipinte ad olio con motivo di finti marmi. Le canne della facciata sono distribuite in due campate (nove per parte, degradante verso l'esterno). I registri, con tiranti a pomello sono collocati a destra della tastiera a "finestra", mentre la pedaliera è incassata. A fianco della chiesa si trova ciò che rimane di un elegante giardino gentilizio. Retrocedendo da largo Carmine, dopo pochi metri si arriva nella inclinata e stretta via Teatro


Torrione zona Carmine

che, insinuandosi a mò di vicolo tra case con facciate di pietra, sbocca nella ripida via Sant'Antonio. Questa ultima via termina con l'omonima e vecchia porta, che costituiva l'entrata principale alla città. Delle quattro porte che davano accesso alla città è la meglio conservata. La porta sul suo lato esterno è sormontata dallo stemma carafesco, mentre nel suo lato interno conserva il vecchio architrave in legno. Come ogni centro abitato di origine antica, la nostra città era cinta da mura e porte. Volendo, ora, ricostruire la sua cinta muraria, scarse sono le notizie dell'età medioevale fino al XVI sec., mentre per il '600 ed il '700 possiamo avvalerci sia di


Via T. Campanella
(disegno di F. Amato)

stampe dell'epoca, sia di documenti attinenti la cinta muraria castelveterina. Così scrisse padre Fiore alla fine del XVII sec.:"….si vede la città circuita da forte muraglia e circondata da per tutto di molti baluardi, muniti di grossi cannoni di bronzo, che la rendono fortezza invincibile". Nella stampa pubblicata dall'abate Pacichelli, nei primissimi anni del XVIII secolo, risulta evidente come le mura seicentesche siano state sistemate in modo da sfruttare le difese naturali del luogo. Infatti su tutto il suo lato nord-occidentale, dove la collina presenta un alto strapiombo, si nota l'assenza di fortificazione, mentre sul lato sud-orientale si scorge una muraglia continua. Nella zona meridionale, e precisamente dove è attualmente ubicata la chiesa del Carmine, a causa del terreno che degradava con brevi terrazze verso la vallata, e perciò facilmente espugnabile, si nota un sistema difensivo di avancorpi e di torrioni con "guardiola" di vedetta. Su tutto il lato orientale, la cinta muraria scandita da torrioni arriva fino al ponte levatoio del castello.Il sistema difensivo è completato da quattro porte. Sul lato occidentale vi è porta Amusa, così detta perchè da essa partiva la strada per l'omonima fiumara e quindi per Roccella e Gioiosa. Nella zona sud-est è sita porta Allaro, dal nome della via che conduceva verso l'omonima fiumara e Motta Placanica. Sotto il castello vi era la pusterla, (con tale denominazione si indicavano piccole porte che sorgevano su passaggi bassi ed estremamente angusti). Infine sul lato meridionale della città è ubicata la porta del Redentore, ora Sant'Antonio, dalla vicina chiesa dedicata al santo omonimo. Su questa porta sempre padre Fiore così scrive: "... porta del Redentore, ovvero porta reale con di sopra un fortino di grande altezza dal quale per diritta linea, fra due grosse mura, si guarda dalla porta fiancheggiata da due baluardi muniti di più pezzi di cannoni di bronzo che la difendono in tempo di nemici, da maggio sino a tutto ottobre, dai cittadini si fanno le sentinelle di notte". Risalendo da porta Sant'Antonio subito sulla destra si diparte via San Biagio. La via, stretto vicolo proteso in salita, culmina con una caratteristica scala che conduce in prospicienza dell'abside della piccola chiesa di San Biagio. Continuando lungo la medesima via e voltando a destra, dopo alcuni passi inizia sulla sinistra vico I° San Biagio. Da non tralasciare, poiché costituisce con le sue costruzioni spontanee un tratto particolare: trovasi in esso una originalissima scala in pietra, che dopo la piccola rampa iniziale si dirama in maniera asimmetrica su due rampe opposte sostenute da volte in laterizio, tipiche delle costruzioni rurali del nostro meridione. Il vico finisce su uno strapiombo, dal quale è possibile ammirare il vasto panorama della parte alta del paese. La zona San Biagio, oggi, ha perduto la originale morfologia in quanto, a causa dei dissesti idro-geologici è andato perduto un notevole numero di abitazioni che costituivano uno dei nuclei più antichi del centro storico. Con recenti lavori di consolidamento si è ricavato al loro posto un nuovo slargo con affaccio panoramico. Si ritorna sulla via San Biagio e, proseguendo sulla stessa, al numero civico 9 si trova un interessante portale in granito grigio e tufo rosa: è ciò che rimane di un interessante edificio, perchè in questa zona sorgeva il vecchio convento di Santa Maria di Valverde prima che venisse trasferito nella zona alta del paese. Dopo una breve discesa si svolta subito a destra in via San Gerolamo; oltre l'omonimo slargo e una ripida discesa ci si immette in via Vallone e, attraversatela ortogonalmente, si raggiunge in breve tempo l'imbocco di via Tommaso Campanella, la quale, risalendo a serpentina, con brevi tratti a scalinata, porta al piano su cui si erge l'ottocentesco palazzo Asciutti con l'importante portale tardo-settecentesco in granito locale. E' questa un'opera di maestranze serresi, che, nella cornice dell'arco con bugne e astraloghi, ripete la decorazione del portale dell'ex convento di San Giovanni Teresti a Stilo. Via Tommaso Campanella diventa meno angusta nel tratto antistante l'edificio e attraverso largo Manganello, conduce sullo spiazzo detto Bellavista. Da qui si apre la visione panoramica dell'ultimo tratto della vallata del fiume Allaro resa amena dai verdeggianti agrumeti, che si estendono fino alla costa jonica. Fanno parte del panorama gli abitati di Focà e di Marina di Caulonia. La piazzetta della Bellavista è sostenuta da un muro in pietra locale costruito nel 1954, ai piedi del quale si sviluppa la "Mascinia" (termine greco indicante il luogo dove la vegetazione del mirto era considerevole). La urbanizzazione di detta zona risale agli anni trenta e si evidenziano tra i suoi edifici: il Palazzo Comunale, costruzione stile littorio tipico di quel periodo, e la nuova chiesa di San Zaccaria che custodisce un interessante presepe elettro-meccanico e tre grandi tele raffiguranti la Beata Vergine, Cristo e S. Zaccaria, dipinte nel 1967 da Ciccio Ammendolia. Lasciata Bellavista, che è anche stazione autobus, ci si immette sul tratto di via Roma che scende fino all'altezza di via Port'Allaro, dove trovasi ubicata l'omonima porta. Oltrepassata questa, si sale la via fino al numero civico 1, dove si può ancora vedere un antico portale in tufo, con soprastante stemma gentilizio sotto il quale si legge la data 1771; si retrocede di pochi passi per immettersi sulla salita Portella, che, come tutte le vie e viuzze interne, è stata di recente ripavimentata con ciottoli di pietra di fiume in richiamo all'antico acciottolato già occultato negli anni sessanta da indiscriminate pavimentazioni in cemento. Salita Portella congiungendosi con via Strati riconduce a mò di scorciatoia nella zona elevata di Caulonia. Alla sommità di questa via ha inizio la stretta via dei Nobili, che ripropone spazi angusti, archi di scarico, ballatoi, abitazioni addossate e, dopo il solito percorso serpentino, confluisce in via Badia. Il primo tratto di via Badia sbocca in uno slargo dove sono ancora visibili le tracce di un antico palazzo, ormai completamente rovinato da sovrapposizioni, modifiche e riadattamenti (tipici esempi del degrado urbano, comune purtroppo a tutti i piccoli centri storici e in particolar modo nella nostra regione). Nel suddetto edificio si può ancora leggere la scalinata in granito, che dopo la prima rampa si dirama in due successive. Completano la sua struttura una loggia che si sviluppa su due volte. La scalinata è stata privata dal ferro battuto che fino ad anni orsono completava la decorazione. Di rimpetto all'edificio si trovano dei ruderi appartenuti ad una costruzione, probabile palazzo gentilizio, che attesta come il paese si spingesse con bastioni fin sopra le "Miserte". Erano queste delle terrazze tutte attorno alla rupe sulla quale sorgeva Caulonia, franate a seguito di eventi atmosferici e terremoti che hanno più volte funestato il nostro centro. La via Badia continua fino al largo San Nicolello, delimitato su un lato dalla fiancata della chiesa di santa Maria dei Minniti; da qui tramite una breve discesa si ritorna su piazza Mese.

Palazzo Asciutti

Porta Allaro

Palazzo Asciutti


Vineda (P.zza Mese)

ex Palazzo Nescis

Porta Sant'Antonio


Palazzo Hyerace


Palazzo Cricelli


Piazza Mese

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