Questa
sezione raccoglie scritti, articoli, storie, usi e costumi
della tradizione cauloniese
Conoscete
i "semplici"? Non le anime buone e timorate, che molti
ardiscono definir semplicioni o peggio; bensì erbàcee
ed arboree contenenti principi attivi medicamentosi?...
Ne varrebbe la pena, se considerate che già Achille, a quel
che si legge, usava curar le ferite dei propri soldati col succo
dell'«Achillea milleforum», una composita che da lui
prese il nome...
Se poi "pizzicale di Iatino", vi basta riflettere sul
significato di "Salvia salvatrix", come la Scuola Salernitana
definì la nota labiata usata fin dal medioevo dai frati curanti
gli appestati che ne usavano il decotto in aceto come lavacro per
andare immuni dal morbo; o ancora quello di "Celidonia"
(coeli donum!), papaveracea dal lattice giallo che Peracelso - con
la sua teoria del "simìlia cum simìlibus"
- indicava a rimedio contro le affezioni biliari... per confermarvi
ulteriormente sulla validità dell'assunto...Sapete certamente
che affezioni reumatòidi e attacchi influenzali costituiscono,
oggi, causa di astensione dal lavoro, prevalente su qualsiasi altra,
tanto da esser definite "malattie sociali"; e condurre,
se trascurate, a deformazioni
permanenti o a gravi complicazioni polmonari. Contro le prime, un'importante
ricetta prescrive la cura progressiva del limone: dal succo di uno,
assunto il primo giorno, a quello di sette a fine settimana; indi
a ritroso, da sette a uno, per quella successiva; pausa per una
quindicina, e ripresa del ciclo per due volte.
Va da sé che, dopo tre mesi, o il male sarà estinto,
o il paziente si sarà adattato a conviverci.
I maldicenti sostengono anzi che son tutte voci messe in campo dai
nostri agrumicoltori, per aggirare la concorrenza dei nuovi aderenti
al MEC... ma posso garantire che la ricetta è precedente
all'ingresso nello stesso di Grecia e Spagna.
Negli attacchi acuti, si consiglia di "accarezzare" la
parte dolorante con un fascetto di ortiche, non sarà la carezza
morbida di mano amica, ma il sollievo sembra assicurato.
In ogni caso, si sarà data prova di ardimento e il bruciorino
passerà di sicuro. E c'è ancora la cura del cavolo.
Proprio così: una bella foglia del modesto ortaggio, unta
d'olio e stirata col ferro tra due pezzuole, applicala ben calda
ove occorra calmerà, oltre i normali morsi dello stomaco,
anche gli spasmi muscolari!
Come
cura collaterale, depurativa e diuretica, si prescrive il decotto
di gramigna (Cynodon dactylon o "pedi 'i gadina"): 30
gr. di rizoma, sbollentato per eliminare amaro e terriccio indi
messo a bollire per 10 minuti in un litro d'acqua: 3 tazze al giorno
per 3 settimane (miracoli del tre!).
Alla fine, a parte l'eventuale beneficio vi troverete rinvigoriti
dal lavoro di sterro.. .e avrete ripulito a fondo l'orticello o
il vigneto.
E veniamo all'influenza, più subdola di una volta ma ingentilita
come i monsoni, da esotici nomignoli: inglesina, asiatica, Hong-Kong...
Comunemente vien confusa col raffreddore, ma l'una e l'altro son
malattie virali, dagli effetti fastidiosi e debilitanti. L'unica
differenza è che il secondo ha in genere un decorso meno
febbrile e doloroso; e i rimedi contro l'una son validi anche contro
l'altro: mangiare aglio crudo - infuso di rosmarino, 5-15 gr. per
tazza - infuso di cannella, 5-10 gr. in un litro d'acqua bollente;
1-2 bicchierini a caldo e subito a letto - infuso di borraggine
20 gr. di capolini fiorili in 1 litro d'acqua bollente, per 10 min.,
3 tazze al giorno - infuso dì eucalipto 20 gr. di foglie
secche in un litro d'acqua bollente, 3 tazze al dì - infuso
dì cipolla affettata e bollita in latte addolcito, bere caldo
e presto a letto ... Infusi e decotti saranno più efficaci,
se dolcificati col miele.
Vino di cipolla: 150 gr. di bulbo tritato, 100 gr. di miele, a macerare
per 15 giorni in 1 litro di vino bianco: 3 cucchiai al giorno.
Rimedio starnutatorio decongestionante: un pizzico di origano o
di basilico, polverizzato e annusato.
Tralascio la notissima camomilla, come la malva e i fichi secchi
o anche il vino caldo; ma non posso tacere l'effetto coadiuvante
di una convalescenza ben riparata e di un prolungato riposo. - Ma... saran poi rimedi "certi"?
Sento già la provocatoria domanda degli immancabili scettici.
- Signori miei, non strappatemi disgressioni. Le certezze secolari
sono ormai crollate; a cominciare da quella del diritto, di cui
sopravvive solo il reciproco, in quanto a noi connaturato...
Una volta, bastava che un tipo eccentrico si avvolgesse in un lenzuolo
(i Romani lo chiameranno poi "toga") e andasse a fare
il "peripatetico" sotto i portici di Atene, perché
il suo "principio di identità" e le sue trovate
("l'ha detto Aristotele") sfidassero i millenni, diventando
"vangelo" ben quattro secoli prima di quelli veri, con
la maiuscola. O che un altro affermasse che l'unità chimica
di base era l'«atomo», perché tale teoria pervenisse
quasi intatta agli inizi del nostro secolo. Mentre un loro modesto
predecessore, di certezze, ne aveva una sola: di nulla sapere.
Ma quell' una era salda, incrollabile, e a prova di cicuta!...
Le certezze fisiche e matematiche sono state distrutte dai nostri
politici con ... "gli equilibri più avanzati" e
le "convergenze parallele"; mentre la politica "tout-court"
invece... pure.
Le certezze in arte sono state letteralmente "affossate"
dai ragazzi di Livorno, con le pietre-Modigliani.
La certezza delle stelle "fisse" nel ciclo notturno è
stata sfatata dai radiotelescopi; i quali han rilevato che molti
astri sono in effetti estinti da migliaia di secoli; e quel che
ancora ammirano è solo il luminoso loro fantasma...
Una
volta un crociato, o un esploratore, o un Ulisse partivano a "conquidere
l'Ave!" a scoprire nuove terre o ad espugnare Troia; e dopo
decenni ritrovavano la famigliola, con la moglie più stagionata,
ma sempre fedele, e i cari figlioletti naturalmente più sviluppati.
Oggi, un poveraccio va all'estero in cerca di lavoro; in qualche
lustro accumula un gruzzoletto, torna a casa, e ci trova un uomo.
E non un terzo incomodo, badate bene: bensì la madre naturale
dei suoi figli, i quali si ritrovano adesso con due "papà".
Scherzi degli estrogeni, o di compiacenti "operatori",
per la "tizia" - che tendeva così a... realizzarsi!
Una volta si cantava con l'«ùgola», d'oro o meno
che fosse; e "Sole mio", "Grazie dei fiori",
"Serenata" girano tuttavia il mondo e commuovono ancora.
Oggi si canta con parti del corpo di tutt'altro destino, che si
deteriorano molto prima delle ugole, e il cuore svolge il ruolo
del "convitato di pietra".
Domanda: chi ricorda le canzoni vincitrici degli ultimi Castrocaro
o S. Remo?
Chiusa la degressione, non resta che concludere. Se avete seguito
a puntino le prescrizioni curative e qualcosa non vi convince, vi
resta sempre un'alternativa: rivolgervi al vostro medico, e scaricare
sullo stesso lo smacco per l'eventuale insuccesso. Ma se siete persone
di carattere o, come si dice, tutte d'un pezzo, stringete pure i
denti e ... mettetevi a cantare.
"Canta che ti passa!", recita infatti un proverbio, distillato
dalla saggezza dei popoli. Saggezza, tuttavia, vaga e dimezzata;
in quanto lo stesso, al pari dell'oracolo, omette costantemente
di specificarci il "che cosa"!
Malattie
stagionali e rimedi naturali
di Vincenzo Franco Corriere
di Caulonia - Luglio 1989