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Hotel
Caposuvero di Gizzeria (CZ) Sabato 13 dicembre 2003. |
Tavolo
di presidenza. Il Prof. Misiti e il Prof. Bagarani nel corso
della presentazione del volume "Tre
anni di lavori pubblici in Calabria" |
Tre
domande al Prof. Aurelio Misiti:
Caulonia
2000: Prof. Misiti perché tre anni fa ha accettato di coprire, come
tecnico esterno, la carica di Assessore ai LLPP con importanti deleghe
quali, la difesa del suolo, le acque ecc…, considerato che in quel
periodo era presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e
veniva anche da altre esperienze prestigiose, come preside di Ingegneria
o presidente dell’ACEA?
Prof.
Misiti: Una
risposta immediata, e poco articolata, potrebbe essere quella di
uno dei tanti calabresi che vivono ed operano con successo fuori della
regione Calabria e che sentono il dovere di aiutare la propria terra
ad abbandonare il triste primato che la vede relegata in ultima posizione
non solo in Italia, ma in Europa, in tema di occupazione, sanità,
benessere sociale ecc.
La mia scelta ha sicuramente queste connotazioni, ma parte anche dalla
consapevolezza che per raggiungere certi obiettivi è necessario
un salto di qualità nella cultura della legalità e della
trasparenza, elementi questi che devono investire direttamente le nuove
generazioni per la creazione di una classe dirigente capace di sfruttare
le grandi risorse di questa regione, attraverso le iniziative non assistite
delle nuove forze locali.
Caulonia
2000: Professore, che bilancio può tracciare
dopo tre anni di lavoro come Assessore ai LP?
Prof.
Misiti: Estremamente
positivo, per alcuni aspetti. In primo luogo per le potenzialità che
sono presenti sia in termini di risorse naturali e ambientali sia umane.
In questi tre anni ho avuto modo di conoscere a fondo tutti i sindaci
dei quasi quattrocento comuni della Calabria. Sindaci che appartengono
a tutti gli schieramenti politici, ma dotati di grandi motivazioni e
capacità. E’ emersa con loro una classe dirigente capace
e svincolata dalle vecchie logiche dell’assistenza, con la voglia
di fare attraverso la valorizzazione dell’enorme potenziale di
risorse ambientali e paesaggistiche di questa Regione. In questi tre
anni, purtroppo, ho avuto anche la conferma di quanto alcuni illuminati
studiosi
e attenti politologi hanno sempre affermato: esiste una parte della penisola,
il sud, che dall’unità d’Italia in poi è rimasta
esclusa dallo sviluppo e dal progresso sociale (industria, agricoltura,
infrastrutture, scuola, università, sanità ecc.). Per tutto
questo periodo al meridione è stato attribuito, dalle classi dirigenti
nazionali con la complicità di quelle locali, il ruolo di fornitore
di manodopera e area di consumo dei prodotti e delle risorse forniti
dal nord Italia. Tutto ciò è stato determinante per generare
un vero e proprio esodo di intere generazioni ed il contemporaneo instaurarsi,
quasi in forma genetica, di una generalizzata logica dell’assistenzialismo
che rappresenta oggi un vero impedimento allo sviluppo ed una sorta di
paralisi sociale, capace di bloccare quelle intelligenti e indispensabili
iniziative delle forze locali, attraverso quel sottile e invisibile filo
di omertà che collega la classe dirigente a vasti strati della
popolazione, ormai sottomessa e convinta che l’unica via d’uscita
ai problemi che incombono sul meridione sia rappresentata dal rapporto
personale e diretto, e non istituzionale, con l’onorevole o l’assessore
di turno. Tutto ciò è ormai talmente stratificato che investe
i bisogni più elementari e calpesta i diritti di base: occupazione
e sanità in primo luogo. Nei momenti di maggiore bisogno è opinione
comune che la garanzia maggiore, per la soluzione di tali problemi, sia
costituita dalla conoscenza o, meglio ancora, dall’amicizia dell’onorevole
o del consigliere regionale di turno.
Risulta quindi fondamentale definire un percorso capace di convincere
le nuove generazione che la Calabria ha le risorse e gli uomini per “farcela
da sola”. Questo comporta che ogni cittadino deve imparare a saper
contare sulle proprie forze e risorse. La classe dirigente, anche politica,
ha il dovere di percorrere questa strada che consiste nella valorizzazione
di tutte le risorse naturali e ambientali, la realizzazione delle infrastrutture,
già programmate e progettate in questi ultimi tre anni, favorire
il ritorno nel sistema sanitario regionale dei tanti professori e manager
che operano con successo nelle altre regioni, creare le condizioni ambientali
per un reale e duraturo sviluppo turistico, attraverso la realizzazione
di efficienti impianti di depurazione, recuperare l’enorme patrimonio
edilizio e storico-artistico dei centri urbani, attraverso una coerente
azione di difesa del suolo, già avviata con l’attività dell’Autorità di
Bacino, ed il supporto di giovani tecnici di alto profilo morale e scientifico.
Caulonia
2000: L’Associazione pro-Calabria che contributo
può dare all’avvio
di questa “Rinascita calabrese”?
Prof.
Misiti: L’associazione
culturale di Volontariato ONLUS ProCalabria nasce come necessità di
costruire una casa comune per tutte le persone che ritengono maturi,
e non più procrastinabili, i tempi per far
emergere la nuova classe dirigente che dovrà assumersi il compito
di valorizzare le grandi risorse umane, culturali, naturali ed ambientali
presenti, non solo in Calabria ma in tutto il meridione d’Italia.
Gli articoli 1, 3, 4, e 6, dello statuto dell’Associazione, ben
sintetizzano gli obiettivi posti e che riguardano il futuro di questa
terra fortunata per le sue risorse e bellezze naturali, ma particolarmente
colpita dagli eventi politico-economici che si sono succeduti, soprattutto,
dall’Unità d’Italia in poi. In questo senso risulta
fondamentale, per tutti i calabresi, capire che per un adeguato sviluppo
la Calabria deve uscire dalla perniciosa spirale di subalternità rispetto
alle aree più fortunate del nostro paese. Spirale che, ormai da
oltre cinquantanni, propone ricette di tipo assistenziale che la storia
ha bocciato sia per la loro incapacità di avviare lo sviluppo
sia perché ha prodotto, in larghi strati della generazione del
primo dopoguerra, la convinzione che senza questo tipo di aiuto il futuro,
proprio o dei propri figli, risulta incerto e senza prospettive. E’ necessario
ribaltare questa visione individualista. Sviluppare quindi la consapevolezza
che il futuro è programmabile, attraverso la progettazione e la
realizzazione del presente. Questi elementi devono essere armonizzati
in una visione globale che vede coniugate, da un lato, la necessità di
coprire il gap con il resto della penisola (infrastrutture, sanità,
università e turismo-ambiente) e, dall’altro, un’azione
politica, del Governo locale e dei Comuni, di grande respiro, unitaria
e senza quelle divisioni localiste che tendono a perpetuare il rapporto
di “dipendenza” tra cittadino e classe dirigente. Il Volume “Tre
anni di Lavori Pubblici in Calabria”, presentato il 13 dicembre
a Caposuvero, dimostra come sia possibile definire un programma di attività secondo
criteri di priorità, razionalizzare le risorse, definire percorsi
e criteri oggettivi di assegnazione, realizzare le opere. Credo che mai
in passato sia avvenuto che a poco più di due anni dall’alluvione
di Soverato, oltre l’ottanta percento delle opere risultino già realizzate,
o in corso di realizzazione e comunque con tutti i progetti approvati.
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