IL
PARTITO DELL’ODIO
La
brutta storia del fuoco al portone del Municipio potrebbe aprire
un’utile discussione
, che sarebbe molto utile sul clima politico esistente oggi
a Caulonia ed in particolare sui rapporti tra maggioranza ed opposizione.
Negli
anni passati siamo stati indicati dagli esponenti della lista che ha
vinto le ultime elezioni amministrative, come il partito
dell’odio.
Il documento approvato dal Consiglio Comunale in relazione all’episodio
di alcuni giorni fa contiene una condanna, voluta dalla maggioranza,
all’istigazione all’odio da qualunque parte venga. So che
il riferimento a questo problema non sia un segnale della volontà di
aprire una discussione volta capire le ragioni dell’attuale situazione
di incomunicabilità tra maggioranza ed opposizione e addirittura,
cosa molto più grave, tra amministratori ed amministrati. Pur
tuttavia, voglio provocare questa discussione.
So,
come uomo dell’opposizione, quello che ho fatto in questo ruolo
in questi anni e non ho difficoltà di riconoscere che in un altro
clima politico la forte tensione con cui ho dovuto lottare, assieme ai
miei amici e compagni, per conservare spazi di agibilità politica,
me la sarei risparmiata. Andare in Consiglio Comunale con l’angoscia
di doversi scontrare duramente con gli avversari non è il massimo
cui aspiravo dopo decenni di impegno politico nel mio paese.
Tutto
quello che ho fatto, sono stato costretto a farlo, spinto da uno stato
di necessità, dopo l’infame aggressione subita il
4 maggio 2000.
La responsabilità di questo clima ricade tutta intera sugli uomini
di “Rinascimento Cauloniese” che hanno sconvolto in maniera
inaspettata le regole che erano alla base del sistema politico a Caulonia.
Penso, perciò, che sia una grande sciocchezza parlare di istigazione all’odio,
perché significa rinunciare alla riflessione politica e fare del moralismo
inutile.
Io seguirò un ragionamento
politico.
C’era un'Amministrazione di centro-sinistra. Gl’ideatori di “Rinascimento
Cauloniese” volevano sconfiggerla, perché, pur avendo contribuito
ad eleggerla, non si sentivano da essa rappresentati. Questo è il
dato di partenza.
Esaminiamo ora le scelte
compiute dagli esponenti di “Rinascimento Cauloniese” per
contrastare quell’Amministrazione e gli uomini che si erano raccolti
attorno ad essa.
Hanno
svolto rozze campagne, alcune fondate su falsi argomenti (non potabilità dell’acqua,
taglio dei pioppi, secondo dissesto), altre fantasiose e bizzarre, alla “cauloniese” (fomosa è stata
quella secondo la quale avremmo “sequestrato” la politica). La negatività di
queste campagne consisteva nel fatto che non venivano sollevati problemi veri,
per risolverli, ma dei semplici pretesti per mettere in cattiva luce l’Amministrazione
e per tentare di creare una tensione insostenibile tra l’Amministrazione
ed il paese.
Dinanzi
ai disagi di un paese cui mancano tanti servizi, di cui, invece,
i cittadini di altri Comuni dispongono e
dinanzi ad un’Amministrazione Comunale che
operava con competenza ed assoluta trasparenza, gli esponenti di “Rinascimento
Cauloniese”, sentendosi esclusi dalla gestione del potere locale, invece
di ricercare un’intelligente mediazione tra le proprie giuste aspirazioni
e gl’interessi interessi del Comune, puntano alla distruzione di quell’Amministrazione,
cioè, al tanto peggio tanto meglio. Quest’atteggiamento, che risponde
ad esigenze di “ceto politico”, apre la strada a tutta una
serie di scelte sbagliate, a cascata.
Cominciano
con l’accordo con i DS, che poi estendono ad Alleanza Nazione
e Forza Italia, per eleggere un Sindaco di Forza Italia e cacciare il
Sindaco DS.
Fatto
l’accordo, gli esponenti di “Rinascimento Cauloniese”,
aprono una fase di una contrapposizione, durissima fino all’intolleranza,
contro l’Amministrazione allora in carica.
Si pensi un attimo all’assemblea “spontanea” sull’acqua
potabile organizzata nella Sala Comunale: una “provocazione” con
tutti i crismi. In un pomeriggio del mese di dicembre del 1997 gli esponenti
di “Rinascimento Cauloniese” hanno riportato la politica
ai tempi delle frequenti occupazioni del Comune da parte dei contadini,
negli anni, che
protestavano contro le tasse, ai tempi del Sindaco Scicchitano. Erano
quelli altri tempi, altri i protagonisti, altre le motivazioni. E, comunque,
avevamo
sviluppato in questi decenni una riflessione autocritica.
Si
pensi ancora alla prima riunione del Consiglio Comunale dopo le elezioni
del 2000. Per trovare qualcosa di simile
bisogna ritornare
alla prima riunione del
Consiglio Comunale dopo le elezioni amministrative del 1956: a quella
vi ho assistito personalmente. Ma erano tempi di forti contrasti e di
grandi passioni. Allora
la scena si era sviluppata sulla non eleggibilità di un consigliere
della lista sconfitta (la DC).
Chi
riflette su questi fatti si rende conto che i problemi che ha oggi
il paese, anche sotto l’aspetto della civile convivenza, non hanno nulla da spartire
con l’istigazione all’odio.
Il problema è squisitamente politico: una classe politica al tramonto
che non è disponibile neanche a farsi permeare dal nuovo che preme dall’esterno.
Non
sono sufficienti gli argomenti indicati a dimostrare che il clima nel
paese è stato
determinato dalle scelte politiche sbagliate degli esponenti di “Rinascimento
Cauloniese”?
Si considerino queste altre scelte.
Sono
stati spesi 700 milioni di vecchie lire in somme urgenze tenendo
all’oscuro
il Consiglio Comunale. Noi abbiamo denunciato il fatto, non perché siamo
il partito dell’odio o il partito dell’amore, ma perché è stato
un comportamento molto grave, senza precedenti a Caulonia, dell’attuale
Amministrazione. Non dovevamo denunciarlo per non essere indicati il partito
dell’odio?
Abbiamo de
nunciato che hanno impedito alla
minoranza di poter indicare un revisore dei conti comunali di propria
nostra fiducia.
Non era mai successo che l’opposizione
venisse trattata con tanto disprezzo. E’ stata istigazione all’odio,
denunciarlo?
Incarichi
ai professionisti, soprattutto nei lavori pubblici. Gli amministratori
hanno arricchito alcuni professionisti e
hanno condannato altri a guardare dalla
porta della serratura. Su questa questione abbiamo affisso anche un manifesto.
Abbiamo suscitato odio, abbiamo istigato all’odio? Penso che se odio è nato
nell’animo degli interessati, e spero di no, non siamo stati noi
a generarlo, ma le loro scelte assurde.
Nei
giorni in cui gli esponenti di “Rinascimento Cauloniese” raccoglievano
le adesioni alla lista, per convincere i potenziali candidati ad accettare
la candidatura, hanno promesso la carica di Vice-Sindaco a tre candidati
diversi,
all’uno all’insaputa dell’altro. Dopo le elezioni hanno
beffato tutti e tre i candidati nominando un quarto consigliere, che
avevano scelto molto
tempo prima. Le bugie non sono peccati mortali, va bene. Ma non è nell’ordine
delle cose che chi si sente preso in giro possa costipare il proprio
animo di risentimento? Non è bello, lo so.
A
proposito di bugie: hanno promesso almeno 101 giornate di
lavoro l’anno
ad ogni disoccupato. Non ne hanno dato una. Non è normale immaginare
che chi ha votato per la lista “Rinascimento Cauloniese”,
credendo in quella promessa, e poi si è visto negare anche quei
pochi giorni che aveva garantito la precedente Amministrazione, si sia
riempito l’animo di amarezza?
Così stando le cose, penso che gli esponenti
di “Rinascimento
Cauloniese” farebbero
bene a smetterla di vittimizzarsi. Speriamo che non siano odiati. Però amati
non sono. Può darsi, anzi è molto probabile, che in quest'atteggiamento
del paese ci sia molto della cultura provinciale della vecchia Caulonia.
Ma essi hanno fatto di tutto per meritarsi la più ampia e completa
disapprovazione del paese. Sarebbe bene che facessero una svolta di 180
gradi: rispettare le
regole normali della politica.
Caulonia
li, 02 ottobre 2003 |
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