...Spesso ci si scervella su dove andare, fuori dalla Calabria,
per vivere una giornata a diretto contatto con l’incontaminazione
naturale e magari esperimentare emozioni forti. Credetemi, non è necessario
neanche dirigersi fuori dal territorio della Locride. Mossi da tale convinzione,
Mimmo Carone, Antonio Commisso, Pietro Dichiera, Carmela Raggio, Gaetano
Tarsitani ed il Sottoscritto, abbiamo deciso, nell’ultimo fine
settimana di giugno, di risalire la paradisiaca fiumara dell’Allaro. ...
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RISALENDO LA FIUMARA DELL’ “ALLARO”
Spesso ci si scervella su dove andare, fuori dalla Calabria,
per vivere una giornata a diretto contatto con l’incontaminazione naturale
e magari esperimentare emozioni forti. Credetemi, non è necessario
neanche dirigersi fuori dal territorio della Locride. Mossi da tale
convinzione, Mimmo Carone, Antonio Commisso, Pietro Dichiera, Carmela
Raggio, Gaetano Tarsitani ed il Sottoscritto, abbiamo deciso, nell’ultimo
fine settimana di giugno, di risalire la paradisiaca fiumara dell’Allaro.
Il punto di ritrovo era fissato presso la casa di Pietro alle ore 9:15
a Caulonia Marina. I primi ad arrivare siamo stati io e Mimmo, che
alle 9:00 era passato da Roccella per prelevarmi. Subito dopo sono
arrivati da Siderno Antonio con Carmela e Pietro, salutato il piccolo
Stefano (figlio) ci ha raggiunti. Carichiamo tutti gli zaini sulla
nuova macchina di Mimmo e partiamo con due autovetture alla volta della
località di San Nicola, dove c’era ad attenderci Gaetano.
Parcheggiamo nei pressi della casa della nonna di Pietro ed iniziamo
i preparativi per la partenza. Io, Pietro, Carmela e Mimmo ci eravamo
tutti agghindati con scarponi da escursionismo e Mimmo addirittura
con un pantolone mimetico lungo. L’esperto Gaetano, vedendoci,
ci consiglia che forse sarebbe meglio disfarci di scarponi, calze e
pantoloni e indossare un semplice costume, visto il continuo ed inevitabile
contatto con l’acqua che avremmo avuto per quasi la totalità del
tragitto da compiere. Seguiamo i consigli (profetici) di Gaetano ed
inizia la nostra metamorfosi d’abbigliamento. A questo punto
Gaetano con la sua mitica moto ci lascia dandoci appuntamento ad una
mezzora di cammino. La nostra guida diventa l’anfitrionico Pietro,
che cresciutosi da piccolo in queste zone ne è un profondo conoscitore.
Ore 10:30, si parte! Si procede di buon passo, anche Antonio, con un
enorme zaino verde tiene bene il ritmo. Da lontano intravediamo una
costruzione che invita alla meditazione, scopriamo poi, grazie a Pietro,
che trattasi del convento si San’Ilarione e che ultimamente è abitato
da un monaco. Qualche centinaio di metri e la lunga sagoma di Gaetano è lì ad
attenderci. Il gruppo si completa e continuiamo il nostro cammino contraddistinto
ad ogni metro da stupore, urla di gioia e continua meraviglia per ciò che
stiamo osservando e vivendo. L’acqua piano piano sale ed il suo
corso si restringe circoscritto ai lati da pareti a strapiombo ed enormi
massi. Il sole fa sentire la sua forza, ma nemmeno l’avvertiamo,
concentrati come siamo a guadare, salire con le corde e nuotare in
quell’acqua cristallina e quasi parlante. La forza dell’acqua
diventa sempre più consistente e bisogna ben arpionare i piedi,
per evitare di farsi travolgere e perdere qualche zaino. Ci siamo,
(ore 14:00) eccolo, è proprio là il mitico luogo detto “u
cardaredu” (il catino), punto massimo di penetrazione per questa
stagione. Ci immergiamo in quel catino e nessun bagno in mare è paragonabile
a quanto vissuto là. E’ il momento del pranzo, ma soprattutto
del silenzio e della contemplazione assoluti di quel luogo e di ciò che
lo circonda. Alle 14:50 iniziamo la nostra discesa. Non poteva mancare
nella parte finale il famoso idromassaggio sotto le cascate e soprattutto
la promessa tra noi, di una prossima escursione.
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