RIFLESSIONI IMPOLITICHE
Frammartino Nicola

RIFLESSIONI IMPOLITICHE (2)


Bisogna fare uno sforzo per percepire le novità che sono uscite dalle urne alle ultime elezioni amministrative. Una di queste è stata, come abbiamo scritto prima, l’espansione della classe politica di governo: hanno concorso, per la prima volta su un piano di sostanziale parità, alla guida del Comune di Caulonia, forze che ne erano state escluse per interi decenni: si è consolidato il sistema democratico che in questi anni si era intollerabilmente ristretto; sono state abbattute antiche rendite di posizione (ideologiche), che erano ormai residui di altre epoche, funzionali agli interessi di ristrette cerchie politico-clientelari.
Queste esclusioni, dopo la caduta del Fascismo e poi nei decenni immediatamente successivi, anni caratterizzati da una forte passione politico-ideologica e da una netta contrapposizione di classe, si fondavano su ragioni storiche serie ed insuperabili. Negli ultimi decenni i motivi veri, non artificiosi, di contrapposizione si erano gradualmente indeboliti, perché era venuta meno, fino ad esaurirsi, l’originaria spinta innovativa che aveva operato in profondità nelle coscienze nella metà degli anni ’40.
La “conventio ad escludendum” verso queste forze era ormai uno dei tanti (molti altri ce ne sono ancora che bisogna abbattere) elementi di conservazione del nostro sistema politico; rappresentava un privilegio di cui hanno abusato molti furbi per sistemare le loro cose, personali e familiari.
Proprio in questi giorni sto leggendo, e in parte rileggendo, le opere di Leonardo Sciascia e mi è capitato sotto gli occhi questo passo che, dopo molte incertezze, ho pensato fosse utile riportare (da “Leonardo Sciascia, OPERE 1971-1973”, Classici Bompiani, 2° edizione 1989, pagina 614-615): “Il borghese che vive da borghese e professa e conclama odio alla borghesia. Il professore che custodisce nel cuore l’immagine del carabiniere a cavallo e dichiara amore alla guardia rossa. La destra che sa (e prende) quello che fa la sinistra. La sinistra che sa (e prende ) quello che fa la destra. Il bue che dà del cornuto all’asino. L’asinino che ragliando accusa il bue di ragliare.”
“Mai c’è stata un’epoca, mi pare, in cui come oggi quello che si dice ha più importanza di quello che si fa. Basta che uno della retroguardia dica di essere per l’avanguardia ed è un avanguardista; che un reazionario dica di essere per la rivoluzione ed è un rivoluzionario; che un mascalzone dica di essere per l’onestà, ed è onesto. E se non si torna a chiedere alle persone il conto preciso di quello che sono, di quello che fanno, di come vivono; se non si torna a giudicare un’azione per quella che è senza far caso se è fatta con la mano sinistra (che sa quello che fa la destra) o con la mano destra (che sa quello che fa la sinistra) temo che nessuna riforma o rivolgimento varrà a cavare il classico ragno dal buco…”
Prima di leggere questo passo avevo una certa perplessità a pubblicare le mie riflessioni su questo aspetto della politica locale: temevo di apparire eccessivamente disinvolto, spregiudicato, supponente su un tema così serio e delicato: Destra e Sinistra, Fascismo ed Antifascismo. Mi chiedevo timoroso: chi sono io a mettere in dubbio una mentalità, una prassi politica così diffusa, così radicata, sulla quale si fondano istituzioni e alleanze, si costruiscono linee politiche di partiti e associazioni, si coagulano interessi, intorno a cui si svolge la vita di chissà quante famiglie? Chi sono io a mettere in discussione tante “verità” consolidate? Le riflessioni di Sciascia mi hanno dato il coraggio necessario ad osare, rappresentano per me una formidabile copertura culturale: ho trovato la sfrontatezza di scrivere e pubblicare quello che penso.
Ora ho addirittura il problema opposto: pubblicando questo passo non mi impegno dinanzi all’opinione pubblica molto di più di quanto possono le mie povere forze, sul terreno della coerenza?
Per tornare al ragionamento che stavo sviluppando prima di aprire questa parentesi: non è stato piacevole vedere in questi anni uomini e donne vivere una vita lontana dai valori e dalle ideologie, diventarne, invece, strenui difensori nelle contese elettorali, indossare le vesti dei puri e dei duri, agitare slogans rivoluzionari per continuare di carpire all’infinito la buona fede di coloro si ostinano, nonostante tutto, lo dico con grande ammirazione, anzi con devozione, a credere negli antichi valori che sono i valori su cui mi sono formato pure io nella mia giovinezza. Sono come quei giapponesi che, a distanza di vent'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, non credevanoche la guerra fosse finita e non volevano uscire dai loro nascondigli.
Era diventata una situazione insopportabile per le persone dotate di un minimo di intelligenza e di buon senso, una situazione umiliante e che arrecava grande sofferenza a tutti quelli che alle contrapposizioni ideologiche ci avevano creduto con animo puro e fede profonda, senza mescolare il sacro con il profano, come sempre più si fa oggi. Molti sentivano un groppo dentro vedendo la loro gloriosa ideologia, quantunque superata, ridotta a volgare strumento di arricchimento di tanti cinici e spregiudicati che pensano solo ad arricchirsi con la politica, collocandosi, per coprirsi meglio in un certo settore che desta meno sospetti. (Dedicheremo uno dei prossimi contributi ad approfondire i temi qui solo accennati).
L’ALLARGAMENTO DELL’AREA DELLA DEMOCRAZIA E DELLA BASE SOCIALE DEL POTERE COMUNALE: QUESTA È STATA LA PIÙ GRANDE NOVITÀ INTRODOTTA NELLO SCENARIO POLITICO CAULONIESE IL 3-4 APRILE 2005.
La presenza nella stessa lista, nella nostra lista, spalla a spalla, degli esponenti di Alleanza Nazione e di Rifondazione Comunista ha avuto questo significato. Dubitiamo che tutti lo abbiano compreso appieno. Forse, non sono stati pochi a darne una lettura furbesca: come un’occasione che si è a loro presentata per emergere personalmente.
Niente di male, ma niente di bello.
Ne saremmo rimasti delusi, noi più di tutti, se avessimo pensato a quella svolta come ad una meschina operazione indirizzata al nostro reinserimento nel potere comunale. Ma, deludendo e sorprendendo amici ed avversari, altro è risultato essere il nostro progetto: riportare la normalità nella politica a Caulonia.
Per anni abbiamo tenuto lo sguardo fisso al paese e alle sue prospettive, quelle più immediate e quelle più lontane, poiché sentivamo un bisogno irresistibile di riportare ordine e chiarezza, per uscire da una situazione così confusa da apparire del tutto incomprensibile.
Per queste ragioni non siamo rimasti delusi.
Anzi di quell’operazione, noi “Progressisti” ce ne attribuiamo largamente il merito.
E’ inevitabile che la complessità, la tortuosità, l’inestricabilità, talora, delle vicende politiche diano spazi insperati a quelli che di solito non ce la fanno a percepire i processi nella loro interezza, né a vederli con sufficiente anticipo. Anzi può succedere, anche se a Caulonia non è successo, che vi si oppongano quando i processi stanno lontano e vi si tuffano dentro, di peso, quando hanno preso forma e consistenza: quando si comincia a capire in quale direzione soffia il vento.
Non solo vi si buttano dentro, ma si rappresentano come gli unici artefici, i veri protagonisti dei processi quando questi hanno raggiunto la fase matura e diventano irreversibili.
Può succedere. Potrebbe succedere un giorno anche a Caulonia.
Ma il tempo è maestro.
I presupposti dell’operazione che si è conclusa il 3-4 aprile hanno cominciato a crearsi il 16 aprile del 2000 e sono maturati lentamente, giorno per giorno, negli ultimi 5 anni.
La scelta fatta dal centro-sinistra in quelle elezioni è stato un fatto che ha avuto un’eco profonda nelle coscienze politica e morale del paese ed anche fuori di Caulonia.
Una scelta che ha scosso fin dalle fondamenta il sistema politico cauloniese che era stato costruito nell’immediato dopoguerra e che, pur con tutti i cambiamenti e adattamenti imposti dai tempi, aveva retto fino ad allora.
E’ stato per gli uomini della sinistra più sinceri, e forse anche più ingenui, per gli ultimi che sono rimasti a credere nei valori, un autentico pugno in faccia. All’inizio sembrava che il popolo di sinistra l’avesse presa con leggerezza, ma con il passare dei mesi e degli anni sempre più uomini e donne, giovani e vecchi compagni hanno vissuto quella scelta come una lacerazione profonda e insanabile nella tradizione democratica e popolare del paese.
Molti nel centro-sinistra, affascinati dalla prospettiva di accostarsi al potere comunale, hanno fatto finta di nulla, hanno sottovalutato la cosa, hanno creduto che lo strappo sarebbe stato riassorbito e che tutto sarebbe tornato come prima. Non poteva essere così e non è stato.
Senza quella rottura, e senza i cinque anni delle Giunte Lia, tutto quello che è avvenuto in seguito non sarebbe potuto verificarsi, perché non era possibile. In un paese normale quella lista, “Alternativa per Caulonia”, non avrebbe potuto costruirsi se qualche bello spirito l’avesse pensata si sarebbe coperto di ridicolo.
Invece, quella stessa lista, dopo l’esperienza di “Rinascimento Cauloniese”, non solo non è apparsa ridicola, ma è addirittura diventata come l’unica vera prospettiva di cambiamento.
I cittadini di Caulonia il 3-4 aprile hanno capito che, al di là delle indiscutibili buone intenzioni che nutrivano tanti uomini della lista “Caulonia Unita”, che pur vanno riconosciute, essa rappresentava, oggettivamente, in quel contesto e in quello scenario, un elemento di forte conservazione politica e sociale.
Ammettiamo che troviamo difficile capacitarci come i nostri avversari non si siano resi conto che, prima o dopo, a furia di forzare la situazione prima in una direzione, poi in un’altra, poi in un’altra ancora, qualcosa doveva succedere, qualcosa che ponesse fine alle anomalie del “caso Caulonia”.
Questo qualcosa è successo e non è stato uno scherzo.
Speriamo che la lezione sia servita a tutti, ma proprio a tutti, nessuno escluso.
Infatti, mi chiedo: come hanno potuto gli esponenti dell’altra lista dimenticare che Caulonia è un paese che, se non ha dato grandi prove nel governo, ne ha dato di straordinarie sul terreno della lotta per l’emancipazione, per la libertà, per la dignità umana.
E non mi riferisco solo alla “Repubblica Rossa” del 1945, che è stato un fatto grandissimo, pur con tutte le sue contraddizioni ed i suoi limiti, all’occupazione delle terre degli anni successivi, alle lotte per il pane e il lavoro degli anni ’50 e alla rivolta giovanile degli anni ‘70, ma mi riferisco anche a fatti di ribellioni avvenuti nell’Ottocento e nel Settecento.
Certo oggi il potere è molto più solido di un tempo, ma le rotture, quando la tensione raggiunge livelli insopportabili, sanno come farsi strada ed esplodere.
Tutti noi che abbiamo sostenuto la lista “Alternativa per Caulonia”, abbiamo ricevuto dal paese un mandato importante: di guidarlo in questa fase di transizione, che non sappiamo quanto durerà. Dobbiamo fare di tutto per gestire con successo questo mandato. I 5 anni precedenti, durante i quali abbiamo costruito la maggioranza che oggi governa Caulonia, rappresentano per noi un’esperienza incoraggiante, un’esperienza che ci dice che possiamo farcela a vincere la sfida del buon governo, così come abbiamo vinto quella elettorale. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo continuare a lottare con la stessa tenacia dei 5 anni precedenti.
Con la vittoria del 3-4 aprile non sono venuti meno i motivi di discussione e di dibattito, né può essere diminuito il gusto al confronto, anche aspro. Avendo il risultato elettorale dato ragione a noi e alla nostra parte, l’entusiasmo si è centuplicato, anche se sappiamo che esiste sempre il pericolo che il successo possa farci perdere il senso della realtà.
Nei precedenti 5 anni abbiamo fatto tutto il possibile di tenerci uniti. Anche se lo sforzo non è stato fatto da tutti nella stessa misura; al contrario non è mancato chi, sconsideratamente, alla sconfinata volontà unitaria di una parte, ha opposto un gioco freddo ed egoistico che rischiava di aprire una spirale di contrapposizioni, di veti incrociati che avrebbero assestato un grave colpo al Movimento ”Alternativa per Caulonia” e a tutto il paese. (non mancheranno le occasioni di chiarire alcuni passaggi di quella fase che rimangono incomprensibili ed oscuri che si collocano all’interno di vecchie logiche della peggiore politica).
Ma il Movimento “Alternativa per Caulonia”, nel suo complesso, ha espresso un grande sforzo unitario. E questa è la cosa più importante.
C’è stato chi, non bisogna mai dimenticarlo, ha conservato in ogni istante l’ispirazione unitaria: sia quando le forze che poi avrebbero costruito la lista“Alternativa per Caulonia” erano collocate su fronti opposti, sia quando è apparso evidente un atteggiamento discriminatorio verso una singola componente all’interno del Movimento.
Le elezioni sono ormai alle spalle e quella “missione” unitaria non serve più, sarebbe una forzatura mistica. E’ impossibile costruire a Caulonia un sistema politico moderno, dignitoso culturalmente, capace di favorire le relazioni tra tutte le altre forze, se si parte con il piede sbagliato, con la vecchia politica, con le ambiguità.
E’ inevitabile che su quelle vicende si apra un confronto, perché Caulonia ha bisogno di chiarezza.

ORA LA NOSTRA PRINCIPALE PREOCCUPAZIONE DEV’ESSERE IL BUON GOVERNO DEL PAESE.

Il buon governo a tutti i costi. Dopo il successo elettorale la raccomandazione: l’unità prima e al di sopra del buon governo sarebbe un non senso, procurerebbe solo disastri: non abbiamo lottato “per tenere compatta la maggioranza”, chè sarebbe un’assurdità, ma per governare bene il paese, che è lo scopo più nobile che potevamo darci.
Il governo del paese deve stare in cima ai nostri pensieri e ogni discussione che abbia al centro quest’obiettivo sia la benvenuta.
C’è chi teme che le discussioni vere, drammatiche, come quelle che abbiamo avute nella fase precedente alla presentazione della lista, facciano male. Non condividiamo tale preoccupazione. Siamo convinti che le discussioni quando si sviluppano tra forze politiche mature ed equilibrate favoriscono sempre la formazione di una più elevata cultura politica, di una più piena coscienza politica.
Qualcuno teme che potrebbero risorgere quei problemi di unità che erano già sorti negli ultimi mesi precedenti alle elezioni. Da quelle vicende ci vengono altri insegnamenti: il confronto non riesce a spezzare l’ispirazione unitaria quando essa è patrimonio condiviso. Se non lo è bisogna che lo diventi, altrimenti non si è degni di governare un comunità.
Penso che noi siamo degni a governare Caulonia e che i problemi li risolveremo uno alla volta discutendo dibattendo, confrontandoci, scontrandoci, così come abbiamo fatto negli ultimi 5 anni.
Non c’erano problemi tra noi, e anche gravi, 5 anni fa? C’era chi stava in maggioranza e chi all’opposizione: più di questo?
Non c’erano tra noi problemi e gravi divisioni due mesi prima delle elezioni?
Non li abbiamo risolti?
Li abbiamo risolti, e così bene che abbiamo vinto le elezioni.
Non è stata tesa, quasi drammatica, la discussione tra noi prima delle elezioni? E anche rischiosissima, aggiungo. L’abbiamo chiusa bene e, alla fine, si è rivelata anche utile.
Se prima del 3-4 aprile, per restare uniti abbiamo sacrificato, quasi strozzato, il dibattito politico tra di noi. Ora non dobbiamo farlo più. Ora bisogna pensare, criticare, discutere, inventare per costruire una politica nuova, un paese migliore. Cosa pretenderemmo noi vincitori del 3-4 aprile? che solo perché abbiamo vinto noi la storia si debba fermare? Sarebbe possibile? No. La storia va avanti con le sue contraddizioni talvolta inesplicabile e misteriose.
Non è intelligente pensare che con la vittoria del 3-4 aprile tutti i problemi di Caulonia siano risolti. E’ vero proprio tutto il contrario: la vittoria del 3-4 aprile di per sé non ha risolto alcun problema concreto. Ha solo creato le condizioni per una svolta per l’inizio di una fase nuova nella storia del nostro paese, una fase in cui tutte le forze politiche, economiche, morali e religiose del paese si trovino impegnate per realizzare la crescita e lo sviluppo di Caulonia.
Questo è l’obiettivo che in questa fase della vita della nostra comunità dobbiamo porre al primo posto dei nostri interessi politici.

 

Caulonia li,  agosto 2005


Frammartino Nicola