RIFLESSIONI
IMPOLITICHE (2)
Bisogna
fare uno sforzo per percepire le novità che sono uscite dalle
urne alle ultime elezioni amministrative. Una di queste è stata,
come abbiamo scritto prima, l’espansione della classe politica
di governo: hanno concorso, per la prima volta su un piano di sostanziale
parità, alla guida del Comune di Caulonia, forze che ne erano
state escluse per interi decenni: si è consolidato il sistema
democratico che in questi anni si era intollerabilmente ristretto; sono
state abbattute antiche rendite di posizione (ideologiche), che erano
ormai residui di altre epoche, funzionali agli interessi di ristrette
cerchie politico-clientelari.
Queste esclusioni, dopo la caduta del Fascismo e poi nei decenni immediatamente
successivi, anni caratterizzati da una forte passione politico-ideologica
e da una netta contrapposizione di classe, si fondavano su ragioni storiche
serie ed insuperabili. Negli ultimi decenni i motivi veri, non artificiosi,
di contrapposizione si erano gradualmente indeboliti, perché
era venuta meno, fino ad esaurirsi, l’originaria spinta innovativa
che aveva operato in profondità nelle coscienze nella metà
degli anni ’40.
La “conventio ad escludendum” verso queste forze era ormai
uno dei tanti (molti altri ce ne sono ancora che bisogna abbattere)
elementi di conservazione del nostro sistema politico; rappresentava
un privilegio di cui hanno abusato molti furbi per sistemare le loro
cose, personali e familiari.
Proprio in questi giorni sto leggendo, e in parte rileggendo, le opere
di Leonardo Sciascia e mi è capitato sotto gli occhi questo passo
che, dopo molte incertezze, ho pensato fosse utile riportare (da “Leonardo
Sciascia, OPERE 1971-1973”, Classici Bompiani, 2° edizione
1989, pagina 614-615): “Il borghese che vive da borghese e professa
e conclama odio alla borghesia. Il professore che custodisce nel cuore
l’immagine del carabiniere a cavallo e dichiara amore alla guardia
rossa. La destra che sa (e prende) quello che fa la sinistra. La sinistra
che sa (e prende ) quello che fa la destra. Il bue che dà del
cornuto all’asino. L’asinino che ragliando accusa il bue
di ragliare.”
“Mai c’è stata un’epoca, mi pare, in cui come
oggi quello che si dice ha più importanza di quello che si fa.
Basta che uno della retroguardia dica di essere per l’avanguardia
ed è un avanguardista; che un reazionario dica di essere per
la rivoluzione ed è un rivoluzionario; che un mascalzone dica
di essere per l’onestà, ed è onesto. E se non si
torna a chiedere alle persone il conto preciso di quello che sono, di
quello che fanno, di come vivono; se non si torna a giudicare un’azione
per quella che è senza far caso se è fatta con la mano
sinistra (che sa quello che fa la destra) o con la mano destra (che
sa quello che fa la sinistra) temo che nessuna riforma o rivolgimento
varrà a cavare il classico ragno dal buco…”
Prima di leggere questo passo avevo una certa perplessità a pubblicare
le mie riflessioni su questo aspetto della politica locale: temevo di
apparire eccessivamente disinvolto, spregiudicato, supponente su un
tema così serio e delicato: Destra e Sinistra, Fascismo ed Antifascismo.
Mi chiedevo timoroso: chi sono io a mettere in dubbio una mentalità,
una prassi politica così diffusa, così radicata, sulla
quale si fondano istituzioni e alleanze, si costruiscono linee politiche
di partiti e associazioni, si coagulano interessi, intorno a cui si
svolge la vita di chissà quante famiglie? Chi sono io a mettere
in discussione tante “verità” consolidate? Le riflessioni
di Sciascia mi hanno dato il coraggio necessario ad osare, rappresentano
per me una formidabile copertura culturale: ho trovato la sfrontatezza
di scrivere e pubblicare quello che penso.
Ora ho addirittura il problema opposto: pubblicando questo passo non
mi impegno dinanzi all’opinione pubblica molto di più di
quanto possono le mie povere forze, sul terreno della coerenza?
Per tornare al ragionamento che stavo sviluppando prima di aprire questa
parentesi: non è stato piacevole vedere in questi anni uomini
e donne vivere una vita lontana dai valori e dalle ideologie, diventarne,
invece, strenui difensori nelle contese elettorali, indossare le vesti
dei puri e dei duri, agitare slogans rivoluzionari per continuare di
carpire all’infinito la buona fede di coloro si ostinano, nonostante
tutto, lo dico con grande ammirazione, anzi con devozione, a credere
negli antichi valori che sono i valori su cui mi sono formato pure io
nella mia giovinezza. Sono come quei giapponesi che, a distanza di vent'anni
dalla fine della seconda guerra mondiale, non credevanoche la guerra
fosse finita e non volevano uscire dai loro nascondigli.
Era diventata una situazione insopportabile per le persone dotate di
un minimo di intelligenza e di buon senso, una situazione umiliante
e che arrecava grande sofferenza a tutti quelli che alle contrapposizioni
ideologiche ci avevano creduto con animo puro e fede profonda, senza
mescolare il sacro con il profano, come sempre più si fa oggi.
Molti sentivano un groppo dentro vedendo la loro gloriosa ideologia,
quantunque superata, ridotta a volgare strumento di arricchimento di
tanti cinici e spregiudicati che pensano solo ad arricchirsi con la
politica, collocandosi, per coprirsi meglio in un certo settore che
desta meno sospetti. (Dedicheremo uno dei prossimi contributi ad approfondire
i temi qui solo accennati).
L’ALLARGAMENTO DELL’AREA
DELLA DEMOCRAZIA E DELLA BASE SOCIALE DEL POTERE COMUNALE: QUESTA È
STATA LA PIÙ GRANDE NOVITÀ INTRODOTTA NELLO SCENARIO POLITICO
CAULONIESE IL 3-4 APRILE 2005.
La presenza nella stessa lista, nella nostra lista, spalla a spalla,
degli esponenti di Alleanza Nazione e di Rifondazione Comunista ha avuto
questo significato. Dubitiamo che tutti lo abbiano compreso appieno.
Forse, non sono stati pochi a darne una lettura furbesca: come un’occasione
che si è a loro presentata per emergere personalmente.
Niente di male, ma niente di bello.
Ne saremmo rimasti delusi, noi più di tutti, se avessimo pensato
a quella svolta come ad una meschina operazione indirizzata al nostro
reinserimento nel potere comunale. Ma, deludendo e sorprendendo amici
ed avversari, altro è risultato essere il nostro progetto: riportare
la normalità nella politica a Caulonia.
Per anni abbiamo tenuto lo sguardo fisso al paese e alle sue prospettive,
quelle più immediate e quelle più lontane, poiché
sentivamo un bisogno irresistibile di riportare ordine e chiarezza,
per uscire da una situazione così confusa da apparire del tutto
incomprensibile.
Per queste ragioni non siamo rimasti delusi.
Anzi di quell’operazione, noi “Progressisti” ce ne
attribuiamo largamente il merito.
E’ inevitabile che la complessità, la tortuosità,
l’inestricabilità, talora, delle vicende politiche diano
spazi insperati a quelli che di solito non ce la fanno a percepire i
processi nella loro interezza, né a vederli con sufficiente anticipo.
Anzi può succedere, anche se a Caulonia non è successo,
che vi si oppongano quando i processi stanno lontano e vi si tuffano
dentro, di peso, quando hanno preso forma e consistenza: quando si comincia
a capire in quale direzione soffia il vento.
Non solo vi si buttano dentro, ma si rappresentano come gli unici artefici,
i veri protagonisti dei processi quando questi hanno raggiunto la fase
matura e diventano irreversibili.
Può succedere. Potrebbe succedere un giorno anche a Caulonia.
Ma il tempo è maestro.
I presupposti dell’operazione che si è conclusa il 3-4
aprile hanno cominciato a crearsi il 16 aprile del 2000 e sono maturati
lentamente, giorno per giorno, negli ultimi 5 anni.
La scelta fatta dal centro-sinistra in quelle elezioni è stato
un fatto che ha avuto un’eco profonda nelle coscienze politica
e morale del paese ed anche fuori di Caulonia.
Una scelta che ha scosso fin dalle fondamenta il sistema politico cauloniese
che era stato costruito nell’immediato dopoguerra e che, pur con
tutti i cambiamenti e adattamenti imposti dai tempi, aveva retto fino
ad allora.
E’ stato per gli uomini della sinistra più sinceri, e forse
anche più ingenui, per gli ultimi che sono rimasti a credere
nei valori, un autentico pugno in faccia. All’inizio sembrava
che il popolo di sinistra l’avesse presa con leggerezza, ma con
il passare dei mesi e degli anni sempre più uomini e donne, giovani
e vecchi compagni hanno vissuto quella scelta come una lacerazione profonda
e insanabile nella tradizione democratica e popolare del paese.
Molti nel centro-sinistra, affascinati dalla prospettiva di accostarsi
al potere comunale, hanno fatto finta di nulla, hanno sottovalutato
la cosa, hanno creduto che lo strappo sarebbe stato riassorbito e che
tutto sarebbe tornato come prima. Non poteva essere così e non
è stato.
Senza quella rottura, e senza i cinque anni delle Giunte Lia, tutto
quello che è avvenuto in seguito non sarebbe potuto verificarsi,
perché non era possibile. In un paese normale quella lista, “Alternativa
per Caulonia”, non avrebbe potuto costruirsi se qualche bello
spirito l’avesse pensata si sarebbe coperto di ridicolo.
Invece, quella stessa lista, dopo l’esperienza di “Rinascimento
Cauloniese”, non solo non è apparsa ridicola, ma è
addirittura diventata come l’unica vera prospettiva di cambiamento.
I cittadini di Caulonia il 3-4 aprile hanno capito che, al di là
delle indiscutibili buone intenzioni che nutrivano tanti uomini della
lista “Caulonia Unita”, che pur vanno riconosciute, essa
rappresentava, oggettivamente, in quel contesto e in quello scenario,
un elemento di forte conservazione politica e sociale.
Ammettiamo che troviamo difficile capacitarci come i nostri avversari
non si siano resi conto che, prima o dopo, a furia di forzare la situazione
prima in una direzione, poi in un’altra, poi in un’altra
ancora, qualcosa doveva succedere, qualcosa che ponesse fine alle anomalie
del “caso Caulonia”.
Questo qualcosa è successo e non è stato uno scherzo.
Speriamo che la lezione sia servita a tutti, ma proprio a tutti, nessuno
escluso.
Infatti, mi chiedo: come hanno potuto gli esponenti dell’altra
lista dimenticare che Caulonia è un paese che, se non ha dato
grandi prove nel governo, ne ha dato di straordinarie sul terreno della
lotta per l’emancipazione, per la libertà, per la dignità
umana.
E non mi riferisco solo alla “Repubblica Rossa” del 1945,
che è stato un fatto grandissimo, pur con tutte le sue contraddizioni
ed i suoi limiti, all’occupazione delle terre degli anni successivi,
alle lotte per il pane e il lavoro degli anni ’50 e alla rivolta
giovanile degli anni ‘70, ma mi riferisco anche a fatti di ribellioni
avvenuti nell’Ottocento e nel Settecento.
Certo oggi il potere è molto più solido di un tempo, ma
le rotture, quando la tensione raggiunge livelli insopportabili, sanno
come farsi strada ed esplodere.
Tutti noi che abbiamo sostenuto la lista “Alternativa per Caulonia”,
abbiamo ricevuto dal paese un mandato importante: di guidarlo in questa
fase di transizione, che non sappiamo quanto durerà. Dobbiamo
fare di tutto per gestire con successo questo mandato. I 5 anni precedenti,
durante i quali abbiamo costruito la maggioranza che oggi governa Caulonia,
rappresentano per noi un’esperienza incoraggiante, un’esperienza
che ci dice che possiamo farcela a vincere la sfida del buon governo,
così come abbiamo vinto quella elettorale. Per raggiungere questo
obiettivo dobbiamo continuare a lottare con la stessa tenacia dei 5
anni precedenti.
Con la vittoria del 3-4 aprile non sono venuti meno i motivi di discussione
e di dibattito, né può essere diminuito il gusto al confronto,
anche aspro. Avendo il risultato elettorale dato ragione a noi e alla
nostra parte, l’entusiasmo si è centuplicato, anche se
sappiamo che esiste sempre il pericolo che il successo possa farci perdere
il senso della realtà.
Nei precedenti 5 anni abbiamo fatto tutto il possibile di tenerci uniti.
Anche se lo sforzo non è stato fatto da tutti nella stessa misura;
al contrario non è mancato chi, sconsideratamente, alla sconfinata
volontà unitaria di una parte, ha opposto un gioco freddo ed
egoistico che rischiava di aprire una spirale di contrapposizioni, di
veti incrociati che avrebbero assestato un grave colpo al Movimento
”Alternativa per Caulonia” e a tutto il paese. (non mancheranno
le occasioni di chiarire alcuni passaggi di quella fase che rimangono
incomprensibili ed oscuri che si collocano all’interno di vecchie
logiche della peggiore politica).
Ma il Movimento “Alternativa per Caulonia”, nel suo complesso,
ha espresso un grande sforzo unitario. E questa è la cosa più
importante.
C’è stato chi, non bisogna mai dimenticarlo, ha conservato
in ogni istante l’ispirazione unitaria: sia quando le forze che
poi avrebbero costruito la lista“Alternativa per Caulonia”
erano collocate su fronti opposti, sia quando è apparso evidente
un atteggiamento discriminatorio verso una singola componente all’interno
del Movimento.
Le elezioni sono ormai alle spalle e quella “missione” unitaria
non serve più, sarebbe una forzatura mistica. E’ impossibile
costruire a Caulonia un sistema politico moderno, dignitoso culturalmente,
capace di favorire le relazioni tra tutte le altre forze, se si parte
con il piede sbagliato, con la vecchia politica, con le ambiguità.
E’ inevitabile che su quelle vicende si apra un confronto, perché
Caulonia ha bisogno di chiarezza.
ORA
LA NOSTRA PRINCIPALE PREOCCUPAZIONE DEV’ESSERE IL BUON GOVERNO
DEL PAESE.
Il
buon governo a tutti i costi.
Dopo il successo elettorale la raccomandazione: l’unità
prima e al di sopra del buon governo sarebbe un non senso, procurerebbe
solo disastri: non abbiamo lottato “per tenere compatta la maggioranza”,
chè sarebbe un’assurdità, ma per governare bene
il paese, che è lo scopo più nobile che potevamo darci.
Il governo del paese deve stare in cima ai nostri pensieri e ogni discussione
che abbia al centro quest’obiettivo sia la benvenuta.
C’è chi teme che le discussioni vere, drammatiche, come
quelle che abbiamo avute nella fase precedente alla presentazione della
lista, facciano male. Non condividiamo tale preoccupazione. Siamo convinti
che le discussioni quando si sviluppano tra forze politiche mature ed
equilibrate favoriscono sempre la formazione di una più elevata
cultura politica, di una più piena coscienza politica.
Qualcuno teme che potrebbero risorgere quei problemi di unità
che erano già sorti negli ultimi mesi precedenti alle elezioni.
Da quelle vicende ci vengono altri insegnamenti: il confronto non riesce
a spezzare l’ispirazione unitaria quando essa è patrimonio
condiviso. Se non lo è bisogna che lo diventi, altrimenti non
si è degni di governare un comunità.
Penso che noi siamo degni a governare Caulonia e che i problemi li risolveremo
uno alla volta discutendo dibattendo, confrontandoci, scontrandoci,
così come abbiamo fatto negli ultimi 5 anni.
Non c’erano problemi tra noi, e anche gravi, 5 anni fa? C’era
chi stava in maggioranza e chi all’opposizione: più di
questo?
Non c’erano tra noi problemi e gravi divisioni due mesi prima
delle elezioni?
Non li abbiamo risolti?
Li abbiamo risolti, e così bene che abbiamo vinto le elezioni.
Non è stata tesa, quasi drammatica, la discussione tra noi prima
delle elezioni? E anche rischiosissima, aggiungo. L’abbiamo chiusa
bene e, alla fine, si è rivelata anche utile.
Se prima del 3-4 aprile, per restare uniti abbiamo sacrificato, quasi
strozzato, il dibattito politico tra di noi. Ora non dobbiamo farlo
più. Ora bisogna pensare, criticare, discutere, inventare per
costruire una politica nuova, un paese migliore. Cosa pretenderemmo
noi vincitori del 3-4 aprile? che solo perché abbiamo vinto noi
la storia si debba fermare? Sarebbe possibile? No. La storia va avanti
con le sue contraddizioni talvolta inesplicabile e misteriose.
Non è intelligente pensare che con la vittoria del 3-4 aprile
tutti i problemi di Caulonia siano risolti. E’ vero proprio tutto
il contrario: la vittoria del 3-4 aprile di per sé non ha risolto
alcun problema concreto. Ha solo creato le condizioni per una svolta
per l’inizio di una fase nuova nella storia del nostro paese,
una fase in cui tutte le forze politiche, economiche, morali e religiose
del paese si trovino impegnate per realizzare la crescita e lo sviluppo
di Caulonia.
Questo è l’obiettivo che in questa fase della vita della
nostra comunità dobbiamo porre al primo posto dei nostri interessi
politici.