MARE
INQUINATO: CONTINUA LO SCONTRO ZITO – LIA
L’amministrazione cauloniese attacca, quella roccellese risponde: “Il
nostro depuratore funziona perfettamente”
Da
mercoledì 18 agosto, per giorni, il mare cauloniese è stato
inaccessibile perché estremamente sporco. Molti cittadini e molti
turisti hanno approfittato di una pubblica assemblea tenutasi il 20
agosto e organizzata per discutere di tutt’altra questione (ossia
la costruzione di un impianto per il trattamento dei rifiuti proprio
in località Vasì), assemblea convocata dal Cids, dall’Amministrazione
Comunale di Caulonia e dal Comitato di quartiere di Vasì, per
denunciare con rabbia le condizioni in cui versa il mare. I turisti
presenti hanno minacciato di non tornare più a Caulonia se non
si fosse risolto il problema. L’amministrazione Comunale guidata
da Domenico Lia ha incanalato la frustrazione popolare verso quella
che a ragione degli amministratori cauloniesi è la fonte di tale
disastro; il depuratore di Roccella Jonica. A tal punto che un cittadino
roccellese che voleva intervenire per spiegare il funzionamento regolare
del depuratore del suo paese è stato fischiato e gli è stata
tolta la parola. Il clima dell’assemblea era di estrema animosità che
si è manifestata anche tramite questi episodi. L’ira è senza
dubbio comprensibile in chi si vede privato della possibilità di
fare un bagno a mare, soprattutto se turista, ma questi episodi sono
da condannare senza titubanze.
Da quella data sui giornali è iniziata la campagna mediatica
dell’Amministrazione cauloniese contro quella di Roccella Jonica.
In un articolo comparso sulla “Gazzetta del Sud” del 21
agosto il ViceSindaco di Caulonia con delega all’ambiente Rosetta
Femia dichiarava di avere individuato nel “limitrofo Comune di
Roccella Jonica la fonte dell’inquinamento, uno scarico a mare
di materiale non identificato. Come Amministrazione Comunale, al fine
di tamponare la situazione abbiamo provveduto a un lagunaggio”.
L’Amministrazione roccellese, guidata dal Sindaco Sisinio Zito,
non ci sta e restituisce le accuse al mittente. Ma sempre la Gazzetta
del Sud, del 27 agosto, ci informa che il Responsabile dell’Ufficio
Tecnico del Comune di Caulonia, il geometra Giuseppe Commisso, ha inoltrato
all’ASL di Locri, all’Assessore Regionale competente, alla
Guardia di Finanza, ai Carabinieri e alla Capitaneria di Porto una nota
in cui si parla di “presunto disastro ambientale”, e ispezionando
la spiaggia tra la fiumara Amusa e il torrente Canne scrive di avere
rilevato “una chiazza di liquame fognario, con evidenti escrementi
fecali in superficie provenienti dallo scarico fognario dell’impianto
di depurazione di Roccella”. Arriva inoltre la minaccia di procedere
legalmente verso i responsabili che hanno provocato lo stato di degrado
ambientale e igienico.
Anche gli ufficiali sanitari Vincenzo Niutta e Francesco Muscolo (quest’ultimo
anche Consigliere Provinciale, Consigliere Comunale di opposizione a
Roccella e membro della Commissione Ambiente della Provincia di Reggio
Calabria) constatano l’inquinamento del mare antistante Caulonia
e Roccella e chiedono alle Amministrazioni dei due comuni di apporre
i divieti di balneazione. Evidenziano anche che la responsabilità apparente
(“da un’analisi visiva”, dicono) è di una condotta
proveniente dal depuratore di Roccella che scarica “acque torbide
e con presenza di materiale organico”, mentre gli scarichi del
megadepuratore a cui è collegata Caulonia sono chiare.
Nei locali del Polo Sanitario di Caulonia Marina l’Amministrazione
convoca una conferenza stampa a cui partecipano oltre al Tecnico Comunale
Commisso, gli Assessori Amato, Cirillo e Femia che ribadiscono le accuse
a Roccella.
Il 31 agosto su “il Quotidiano della Calabria” si apprende
che il Sindaco roccellese Zito ha inviato delle missive al comandante
dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Roccella, al direttore
dell’Arpacal, al direttore generale dell’ASL n.9 di Locri
e al Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri in cui
dichiarava: “Ho invitato le Autorità preposte ad avviare
con urgenza indagini dirette a verificare: l’efficienza depurativa
dell’impianto di depurazione di Roccella; la funzionalità elettromeccanica
dello stesso; la regolarità amministrativa della gestione del
depuratore da parte della Jonica Sistemi Idrici S.p.A. per quanto riguarda
i rifiuti prodotti e smaltiti; l’efficienza dei sistemi di sollevamento
delle fognature urbane; la balneabilità o meno delle acque marine
antistanti la foce del torrente Canne. In particolare ho invitato l’Arpacal
ad estendere le stesse indagini al depuratore consortile che tratta
i reflui provenienti da Caulonia nonché a verificare tutti i
potenziali punti di immissione nel torrente Canne, a parte lo scarico
del depuratore di Roccella, e cioè: lo scarico del <<troppo
pieno>> della stazione di sollevamento del depuratore consortile,
scarico emergenziale dei liquami bruti provenienti da Caulonia, eventuali
scarichi abusivi, autospurghi, ecc…, al fine di accertare le cause
di un eventuale inquinamento alla foce del torrente”. Inoltre
critica duramente il “lagunaggio dell’affluente proveniente
dal depuratore di Roccella”, perché ha comportato “l’aumento
del livello del battente idrico al di sopra del tubo di scarico e ciò determina
l’impossibilità, sia da parte della Jonica Sistemi Idrici
spa, sia dell’Arpacal, di procedere ai prelievi allo sbocco del
tubo di scarico. Tali prelievi – precisa ancora Zito – sono
assolutamente necessari allo scopo di valutare il funzionamento del
depuratore di Roccella, essendo ovviamente il lagunaggio condizionato
sia dal ristagno sia dalla presenza di altri effluenti provenienti dal
torrente Canne”. Per questo il Sindaco di Roccella ha invitato
l’Ufficio Circondariale Marittimo a modificare il lagunaggio così da
mettere a nudo il tubo di scarico del depuratore di Roccella per potere
procedere ai necessari prelievi. Chiede inoltre al dr. Blasi, massimo
dirigente dell’ASL locrese, come i due ufficiali sanitari Niutta
e Muscolo abbiamo fatto a “constatare, il giorno 27, che dal tubo
di sbocco del depuratore di Roccella uscivano acque torbide se dal 20
agosto il tubo è totalmente sommerso a causa del lagunaggio”.
Sempre il 31 agosto, alle 18:30 si è tenuto il Consiglio Comunale
a Roccella in cui il Sindaco ha fatto una comunicazione sulla vicenda,
affermando che la contrapposizione tra i due paesi rischia di avvelenare
il clima di collaborazione tra due comunità vicine. Poi ha esposto
una lunga cronistoria degli eventi partendo dal 19 agosto, quando ha
ricevuto una telefonata del Sindaco Lia che lo accusava direttamente
del fatto che il depuratore di Roccella produceva escrementi e subito
dopo, dice, è partita la campagna mediatica contro Roccella.
Zito si dichiara stupito e amareggiato dal metodo usato dall’Amministrazione
cauloniese e cita un caso verificatosi subito dopo le elezioni amministrative
che hanno visto la sua schiacciante vittoria sul centro-destra roccellese.
A metà giugno aveva notato una striscia scura nel mare e subito,
insieme al Sindaco di Gioiosa, convocò un’assemblea alla
Capitaneria di Porto invitando Lia. Zito chiese di controllare lo stato
del depuratore roccellese che però funzionava bene. Si scoprì infine
che la chiazza non era dovuta ad inquinamento ma a delle polveri in
sospensione. Dopo la convocazione di due assemblee dei Sindaci della
Locride fu decisa la creazione di una Consulta per l’Ambiente.
Così come appena sorse la questione del trattamento rifiuti a
Vasì, Zito telefonò a Lia per mettersi a disposizione
per contrastare il progetto.
Questi esempi sono stati fatti dal Sindaco di Roccella per spiegare
che di fronte a problemi così gravi si possono seguire due strade;
una è quella della collaborazione finalizzata alla risoluzione
dei problemi, l’altra è quella dello scaricabarile. E questo è stato,
a suo giudizio, l’atteggiamento dell’Amministrazione cauloniese
in questo caso.
Ha accusato anche il tecnico Commisso per l’atteggiamento avuto,
sostenendo che questi gli aveva garantito che ci fosse un verbale dei
Carabinieri di Caulonia in cui si precisava cha dal depuratore di Roccella
uscivano escrementi, ma Zito, interpellando i Carabinieri per avere
copia del verbale, ha scoperto che in realtà non esiste un verbale
del genere e il Maresciallo ha solo affermato che a Canne, da una condotta,
usciva acqua sporca, ma senza specificarne la provenienza.
Poi nella lunga relazione Zito torna sull’Assemblea del 20 a Caulonia,
in cui Lia accusò Roccella del disastro e in cui il suo collaboratore
Luca Marrapodi fu “aggredito senza che le Istituzioni di Caulonia
impedissero questo atto di inciviltà”.
“
Caulonia – prosegue il Sindaco – ha quattro depuratori e
nessuno funziona. Invece noi nel 2001 ci siamo attivati per chiedere
il potenziamento del nostro depuratore e un giorno ci venne comunicato
che degli scavatori vicino al cimitero lavoravano operosamente per mettere
dei tubi e portare i reflui di Caulonia al depuratore di Roccella senza
che noi ne sapessimo nulla! Ovviamente ci opponemmo, perché d’estate
a Roccella è presente il triplo della popolazione residente e
con l’aggiunta di Caulonia il depuratore sarebbe saltato. L’accordo
finale previde la costruzione del depuratore consortile Caulonia – Roccella”.
E mentre l’Amministrazione roccellese lavorava per risolvere i
problemi che si presentavano, come per esempio la scelta del luogo in
cui farlo sorgere, sempre secondo Zito l’Amministrazione cauloniese
era molto meno presente.
Ha comunicato anche che il collegamento della rete fognaria di Roccella
al depuratore consortile sarà realizzato dalla fine della stagione
estiva ed ha spiegato ai Consiglieri di opposizione, che avevano sollevato
la questione, che l’allaccio non è avvenuto prima perché solo
nel luglio di quest’anno la vasca di ossigenazione, ossia il cuore
del depuratore, è stata completata.
Continuano poi le accuse al sistema di depurazione cauloniese: “Roccella
tratta 70 litri al secondo e copre il fabbisogno di 20.000 persone;
Caulonia tratta all’incirca 7 litri al secondo, uniti anche ad
acque bianche, quindi copre la depurazione di meno di 2.000 persone,
meno di un decimo di Roccella”. Altro dato portato da Zito è che
il depuratore di Roccella in 5 settimane ha prodotto 50.000 Kg di fanghi,
il depuratore consortile non ne produce.
Il depuratore di Roccella da marzo è stato inoltre sottoposto
a ben 8 controlli a sorpresa da Enti esterni e non ha subito alcun guasto,
anche perché controllato quotidianamente da due esperti. La polemica
sollevata da Caulonia è per Zito “assolutamente inqualificabile”,
perché lo scopo della diatriba alla quale si sono prestati anche
i consiglieri roccellesi d’opposizione è quella di danneggiare
il paese.
Nonostante tutto, per Zito, Caulonia e Roccella restano paesi complementari
e i problemi non sono con i cittadini di Caulonia ma con gli amministratori.
Zito conclude sfidando il Sindaco Lia ad un pubblico dibattito per chiarire,
davanti agli occhi di tutti, la questione. Rifondazione Comunista e
Caulonia Libera di Bruno Greci hanno preso la palla al balzo e intendono
invitare entrambi gli attori principali della vicenda ad un’assemblea
pubblica.
Alla relazione del Sindaco ha replicato l’opposizione, tramite
il Consigliere Muscolo, che ha sostenuto cha al momento del sopralluogo
fatto da lui stesso insieme al dott. Niutta il collettore era ben visibile.
La risposta dell’Assessore all’ambiente Mazzaferro è stato
che il 22 gli ingegneri Macrì e Surace hanno fatto un sopralluogo
e il tubo era totalmente sommerso, quindi Muscolo, che si è recato
il 26 sul luogo, non può avere visto la fuoriuscita di nulla.
La Jonica Sistemi Idrici S.P.A., che gestisce il sistema idrico integrato
di Roccella, ha intanto dato mandato ai propri legali di valutare le
possibili azioni legali dirette alla tutela della propria immagine,
e non risparmia accuse a Caulonia invitando “gli esponenti del
Comune limitrofo a volere ricercare in altre direzioni le cause dell’inquinamento,
cominciando col guardare in casa propria. Il Comune di Caulonia è da
sempre sprovvisto di sistemi di depurazione e in parte addirittura di
sistemi di collegamento dei liquami fognari – si legge ancora
nella nota della società per azioni – tant’è che
in passato, e in parte a tutt’oggi, il problema si è affrontato
realizzando <<buche>> ed elevando barriere di sabbia sulla
spiaggia e svuotando all’interno delle stesse i liquami fognari
senza operare nei confronti degli stessi alcun trattamento depurativo.
Per questo Caulonia era uno dei principali fattori di inquinamento della
zona, prima dell’allacciamento, esiguo, al depuratore consortile”.
Il primo settembre per meglio documentarci è stato realizzato
un sopralluogo dal sottoscritto insieme al Sindaco Zito e ad alcuni
Assessori della sua Giunta ed anche alla presenza di esponenti politici
cauloniesi (Bruno Grenci di Caulonia Libera, Cosimo Maiolo di Rifondazione
Comunista e Pierfrancesco Campisi, consigliere di opposizione) sia nella
zona dove è stato effettuato il lagunaggio sia al depuratore
roccellese. Abbiamo constatato che l’acqua che ristagna a causa
del lagunaggio non presenta traccia di escrementi né alcun odore
che lasci intendere che dagli scarichi di Roccella esca acqua inquinata.
Anche l’acqua che fuoriesce dagli scarichi del depuratore consortile è limpida.
La visita al depuratore ha dimostrato anche che l’acqua trattata è perfettamente
trasparente. Il Sindaco Zito ha inoltre messo a disposizione di chiunque
voglia constatare coi propri occhi la funzionalità dell’impianto
di depurazione la possibilità di effettuare delle visite per
verificare come il prodotto finale del processo sia senza impurità.
Accertato questo resta tuttavia ancora da chiarire da dove arrivasse
l’inquinamento del mare che è stato per giorni ben visibile.
Tutto è nebuloso e il rimpallo di responsabilità non aiuta
certo a chiarire le idee a nessuno. Nessuno è responsabile, nessuno
ne sa nulla. In attesa degli sviluppi ci sembra che, anziché accusarsi
reciprocamente, due Comuni come Caulonia e Roccella debbano stringere
maggiori rapporti, perché temi così delicati li si può affrontare
efficacemente solo uniti. e invece di scagliarsi l’uno contro
l’altro sicuramente sarebbe più utile incontrarsi con l’obiettivo
non di accusarsi reciprocamente, ma di individuare e risolvere finalmente
il problema.
|